Ha un’elegante cravatta, come si addice a chi fa il suo lavoro, e due occhietti vispi che tengono sotto controllo chi entra e chi esce. Per poter assolvere al meglio i suoi compiti, inoltre, è stato equipaggiato anche di vassoio, per consegnare pacchi, posta e anche la spesa, muovendosi per i corridoi sulle sue ruote.
Non spaventatevi se fra qualche anno a presidiare la portineria del vostro condominio, al posto della ciarliera portiera, troverete un automa.
È stato sviluppato in Italia, ma non ha ancora un nome, il primo robot per il condominio, presentato nel corso del Forum italiano sulle tecnologie Ambient assisted living (tecnologie al servizio dell’ambiente in cui si vive), organizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che con la sua spin-off Co-Robotics, è anche la fucina dove il nuovo automa è stato messo a punto.
Il progetto Robot Era
Il robot per il condominio è uno dei due frutti di Robot Era, un progetto europeo da 8,7 milioni di euro, coordinato dalla prestigiosa Scuola e che ha coinvolto due sue spin-off, ricercatori provenienti dal Regno Unito, Svezia e Germania, oltre alla multinazionale STMicroelectronics. Sì, perché il portiere tecnologico ha anche un fratello: è un robot domestico, anch’esso al momento ancora senza nome.
Obiettivo del progetto è mettere a punto Robot “amici” degli anziani, in grado cioè di aiutarli nei lavori di casa, nel condominio e anche in strada (un altro robot sarà dedicato a questa applicazione), e che siano, inoltre, anche in grado di cooperare tra di loro.
Robot amici degli anziani
Per questo motivo, i due robot, realizzati in plastica, sono capaci di parlare e obbedire a comandi vocali. L’automa domestico presenta delle dotazioni aggiuntive, quali un braccio con mano dotata di tre dita, per afferrare e porgere oggetti, e un maniglione per aiutare le persone che non possono muoversi autonomamente. Può intrattenere con giochi cognitivi e riesce anche a capire se la persona all’interno dell’abitazione ha bisogno di aiuto, ad esempio se è caduta.
La loro efficacia è stata testata sul campo sia in Italia, presso l’ospedale Inrca di Ancona e nella casa di cura San Lorenzo di Firenze, e in una clinica di Orebro, in Svezia, dove hanno coadiuvato il lavoro di personale e infermieri distribuendo il cibo e i farmaci ai pazienti, trasportando coperte e lenzuola e aiutando le persone che non possono muoversi in modo autonomo.
Pensati per essere facilmente portati a livello di produzione industriale, dovrebbero arrivare sul mercato entro due anni, a un prezzo compreso tra i 5.000 e i 20.000 euro, per i modelli più complessi.