In Svezia si testano i droni salvavita

Già ampiamente utilizzati in campo militare e civile, in quest’ultimo caso sia a scopi commerciali sia ricreativi, dalla consegna di piccoli pacchi alla produzione di filmati e foto alla sorveglianza, i droni potrebbero trovare un nuovo fondamentale impiego: quello di strumenti salvavita. È quanto si evince dai risultati di uno studio effettuato in Svezia, che ha dimostrato come i droni equipaggiati con un defibrillatore potrebbero dare un contributo fondamentale a salvare vite umane. Tutto ciò grazie al ridotto tempo necessario per raggiungere con la preziosa apparecchiatura il luogo dove qualcuno ha avuto un infarto: ben 16 minuti in meno rispetto ai tradizionali soccorsi.

«L’arresto cardiaco è una delle principali cause di morte nei paesi occidentali – ha spiegato Jacob Hollenberg, direttore del Centre for resuscitation science del Karolinska Institute di Stoccolma, e autore della ricerca -. Ogni minuto è fondamentale, anzi ogni secondo». Ogni minuto che passa dal momento in cui si ha l’infarto alla rianimazione cardiopolmonare o alla defibrillazione, le possibilità di sopravvivenza scendono del 10%. Per questo le speranze di sopravvivenza dopo 10-12 minuti praticamente si annullano. Il tempo insomma è fondamentale e su questo aspetto i droni hanno un netto vantaggio rispetto a un’ambulanza.

18 missioni concluse in poco più di 5 minuti

A dimostrarlo, appunto i risultati dello studio, pubblicato di recente sul Journal of the American Medical Association (Jama). Questo ha considerato le performance di un drone messo a punto dall’Agenzia svedese dei trasporti, dotato di otto rotori, dal peso di 5,7 kg e in grado di trasportare un defibrillatore esterno completamente automatizzato, in modo che sia utilizzabile da chiunque, del peso di 763 g. Il drone, alloggiato presso una stazione dei pompieri al Nord di Stoccolma, può raggiungere una velocità di punta di 75 km/h (47 mph).

Durante un periodo di 72 ore lo scorso ottobre è stato impiegato in 18 missioni di soccorso entro un raggio di 10 km dalla sua base con risultati molto promettenti: il tempo di risposta alla chiamata è stato solo di 3 secondi, a fronte dei 3 minuti dei servizi tradizionali, raggiungendo il punto di intervento mediamente in 5,21 minuti, contro i 22 minuti di un’ambulanza. Un risparmio medio di 16,39 secondi. Ecco un filmato che lo spiega

L’ostacolo: le normative sul volo

La speranza dello scienziato è che ora si si possa avviare con questi droni salvavita una sperimentazione più massiccia sul campo, della durata di un paio di anni, sia per valutarne al meglio ulteriori potenzialità, sia per cominciare a beneficiare dei vantaggi da loro garantiti, considerando che il tipo di defibrillatori che trasportano sono semplicissimi da utilizzare per chiunque. Il problema da superare per avviare un progetto su larga scala è raggiungere un accordo con le autorità aeronautiche svedesi, in quanto al momento le normative del paese consentono il volo dei droni solo finché restano nel campo visivo del pilota. Un tema altrettanto delicato, che interessa questioni come la sicurezza e l’incolumità dei cittadini.

Intanto si pensa ad altri possibili impieghi in emergenze sanitarie che richiedono interventi ultrarapidi, come nel caso di reazioni allergiche o di incidenti stradali.

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