Quando nel marzo del 2014 venne acquistata da Facebook, Oculus era già impegnata con lo sviluppo dello schermo Rift, soluzione da indossare sul viso per vivere l’esperienza della realtà virtuale.
Con l’headset ormai sotto lo striscione del traguardo (commercializzazione nel primo trimestre del 2016), l’asticella viene alzata attraverso la collaborazione con il dipartimento di ricerca di un importante ateneo statunitense: Oculus e la University of Washington stanno infatti configurando Finexus. Vale a dire un punto un sistema di tracciamento multipunto che permetterà di utilizzare le mani nella realtà virtuale, senza la mediazione di un controller.
Il sistema rileverà il campo magnetico generato da elettromagneti, tracciando il movimento delle dita con una elevata precisione. Per rendere l’esperienza della realtà virtuale la più completa e soddisfacente possibile.
Come si può ammirare in questo video dimostrativo di Oculus
Magneti per tracciare la posizione delle dita in 3D
Finexus è incentrato su quattro sensori magnetici che tracciano piccoli elettromagneti situati sulla punta delle dita. Ogni elettromagnete viene attivato a una diversa frequenza per consentire la precisa rilevazione del segnale.
Grazie ad un algoritmo, il sistema registra la posizione delle dita in tre dimensioni con una precisione di 1,3 millimetri.
A differenza dei canonici sistemi di tracciamenti basati su videocamere, il prodotto di Oxulus rileva i movimenti anche se non c’è diretta connessione tra elettromagneti e sensori: allo stato attuale, la distanza tra le due componenti è di circa 12 centimetri, ma presto dovrebbe aumentare fino a raggiungere i 20 centimetri. La versione finale di Finexus sarà caratterizzata da due parti: un dispositivo da polso con i sensori e un guanto con gli elettromagneti.
I prossimi passi vedranno invece Oxulus impegnata nella riduzione delle dimensioni del sistema, aggiungendo invece altri magneti per elevare il tasso di precisione della sua operatività.