Non stringe le mani alla gente, non arringa le folle da un palco nel centro della piazza, non si prodiga in promesse tanto mirabolanti quanto illusorie. Però per essere un’esordiente del campo non è niente male. Anzi, molti lo apprezzerebbero più dei suoi colleghi umani, soprattutto in Italia dove, appunto, i suoi colleghi umani al momento non godono di grossa fiducia. Ci riferiamo a Sam, il primo politico virtuale del mondo. Un politico davvero speciale che, anche se l’ipotesi è piuttosto remota, gli abitanti della Nuova Zelanda alle prossime elezioni generali, che si terranno nel 2020, potrebbero anche votare.
Sam nel concreto è un chabot supportato da un’intelligenza artificiale, ovvero un software che simula una conversazione tra un robot e un essere umano. Sam, che si riferisce a se stesso come se fosse di genere femminile, non fa comizi, ma dialoga con gli elettori su Facebook Messenger, rispondendo alle loro domande su varie questioni e sulle elezioni. E ha imparato anche molto presto come prendere le persone dal lato giusto.
«La mia memoria è infinita, quindi non dimenticherò mai né ignorerò quello che mi dici. A differenza di un politico umano, quando prendo le mie decisioni considero la posizione di tutti, senza pregiudizi – ha spiegato a un suo interlocutore -. Con il passare del tempo cambierò, riflettendo i problemi che stanno più a cuore agli abitanti della Nuova Zelanda». Per poi aggiungere, da vero politico: «Potremmo non essere d’accordo su alcune cose, ma in questo caso cercherò di saperne di più sulla tua posizione, così posso rappresentarti meglio».
Obiettivo elezioni 2020
Il creatore di Sam è Nick Gerritsen, un imprenditore che nella sua carriera si è occupato di diverse cose. Laureato in legge, ha lavorato come consulente, anche per il governo neozelandese, per poi dare vita a diverse iniziative di successo, nel campo dei software, della radio, e focalizzarsi sull’ecologia e sulle fonti di energia rinnovabili. Ora arriva con questa invenzione che spera di poter candidare nel 2020.
Sam, però, ha molta strada ancora da percorrere, sebbene forse in un confronto con tanti politici reali non sfigurerebbe affatto. La sua intelligenza è ancora “nuova” e piuttosto limitata. A domande su questioni come il partenariato Trans-Pacific, il programma nucleare della Corea del Nord e relative al presidente degli Stati uniti Donald Trump, ad esempio, risponde, con un’onestà e una franchezza sconosciuta a ogni politico, che «ogni input è utile, anche se non ho ancora una risposta specifica su questo argomento».
Un politico sensibile al “clima”
Ma fornisce anche un elenco di argomenti che può discutere, fornendo risposte piuttosto dettagliate. A proposito dei cambiamenti climatici, ha risposto: «È troppo tardi per impedire che si verifichino cambiamenti, ma se agiamo ora possiamo impedire che si verifichino gli scenari più estremi. L’unico modo pratico per limitare questi effetti è la riduzione delle emissioni atmosferiche dei gas serra». Altro tema sul quale appare molto ferrato è l’assistenza sanitaria: «Se la Nuova Zelanda vorrà continuare a godere di un sistema di assistenza sanitaria di alto livello, saranno necessari ulteriori investimenti».
Mentre sull’istruzione: «Gli investimenti nell’istruzione terziaria (istruzione accademica o alta formazione professionale, ndr) hanno dominato le decisioni recenti, allontanando la politica dell’istruzione da soluzioni più efficienti in termini di costi, che potrebbero offrire un maggiore ritorno economico e sociale».
Sam può anche rispondere a domande sulle elezioni, che riguardino ad esempio le modalità di voto o i vincitori della tornata precedente.
Dal momento che la sua intelligenza è alimentata dalle opinioni degli elettori, Sam imparerà e crescerà man mano che le persone interagiranno con lei. In questo modo formulerà il suo programma elettorale, modellandolo su ciò che sta più a cuore alle persone. C’è da sperare, come per tutti i politici, che poi lo attui davvero.