I ricercatori del Massachussetts Institute of Technology (MIT) stanno studiando dei chip personalizzati per accelerare i movimenti abbinati ai “pensieri” dei robot.
Il team guidato dalla dottoressa Sabrina Neuman, laureata in informatica e Intelligenza Artificiale, ha utilizzato il metodo chiamato “calcolo robotico”, vale a dire attraverso chip per computer personalizzati che offrano ai robot l’accelerazione hardware per ottenere tempi di risposta più rapidi.
L’impiego dei chip personalizzati – evidenzia una nota dei ricercatori del MIT – consente dunque di eseguire l’elaborazione locale su dispositivi che presentano vincoli di elaborazione e potenza, piuttosto che trasferire i dati ai grandi data center sfruttando le connessioni di rete. L’esecuzione e l’elaborazione dei dati in locale consente quindi di velocizzare i tempi di risposta e questa tecnologia viene sempre più utilizzata per le applicazioni più disparate, sia scientifiche che industriali.
Per comprendere meglio l’importanza dei chip personalizzati bisogna introdurre il concetto di accelerazione dell’hardware, specificano i ricercatori. Si pensi alle unità di elaborazione grafica o GPU, che non sono altro che chip personalizzati, poiché processori progettati con il compito specifico di gestire operazioni di elaborazione grafica come il rendering e la riproduzione di video.
Nel caso di robot – dimostra la ricerca del MIT – gli scienziati possono creare dei chip personalizzati che siano iper-specifici per un task che le componenti hardware devono eseguire. Ad esempio, ogni chip sarà specifico per diversi aspetti del robot: dalla percezione dell’ambiente circostante, alla mappatura e comprensione della sua posizione all’interno di quell’ambiente, fino alla pianificazione del movimento che risulta da tale mappatura e alle azioni richieste per eseguirlo.