Recenti stime economiche hanno indicato che il tasso di crescita annuale composto per quanto concerne il settore della robotica vede gli Stati Uniti ben saldi al primo posto (il cosiddetto CAGR, Compounded Average Growth Rate). Più nel dettaglio la leadership si evidenzia alla voce robotica militare (droni inclusi). Ciò non sorprende perché da tempo il Pentagono ha deciso di puntate sull’indutria robotica, in concerto con lo sviluppo di nuove tecnologie, per rispondere alla forza militare di altre nazioni, in piena espansione (Cina e Russia su tutte).
Gli sforzi degli USA mirati allo sviluppo di nuovi armamenti si stanno concentrando in particolare sullo sviluppo dell’IA e di team “robot-soldiers“, oltre allo sviluppo di dotazioni tecnologiche per i soldati.
Ecco come un bel video riassume lo stato dell’arte delle iniziative e prerogative dell’industria militare robotica, con anche un breve ma dettagliato excursus storico
Tornando alla “crudezza” delle cifre, la prospettiva di sviluppo robotica si evince anche attraverso il bilancio della Difesa previsto fino al 2017: tre miliardi di dollari sono destinati a sistemi per contrastare le armi antinave a lungo raggio; altrettanti allo sviluppo dei sistemi sottomarini, e ai team robotici e allo “swarming”, vale a dire la configurazione di droni d’attacco e difesa. In aggiunta si ipotizzano 1,7 miliardi di dollari per potenziare i sistemi elettronici e l’Intelligenza Artificiale, per non dire dei 500 miliardi alle simulazioni di guerra e ad altri test di nuovi concept di armamenti.
Negli States si guarda a questo scenario come a un altro step storico: un “third offset“, dopo lo sviluppo dell’armamentario nucleare e la diffusione di soluzioni convenzionali (di precisione) durante la Guerra Fredda contro l’Unione Sovietica.