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L’esempio dei gatti per le cadute “morbide” dei robot

E’ possibile far apprendere a un robot la nobile arte della “caduta con grazia”? Si, deve aver pensato la professoressa Kareen Liu della Georgia Tech, importante centro di ricerca tecnologica negli Stati Uniti. E il segreto consiste nell’imitare l’abilità dei gatti nel cadere sempre (o quasi) sulle quattro zampe.

Ecco il video che introduce l’algoritmo elaborato dalla Liu con la collaborazione del ricercatore Sehoon Ha

L’algoritmo è stato presentato all’International Conference on Intelligent Robots and Systems tenutasi da poco ad Amburgo. Nell’occasione Liu ha evidenziato che il tema delle cadute dei robot è un problema che diventa giorno dopo giorno sempre più urgente.

Questo per il danno procurato all’apparato robotico, con relativi esorbitanti costi, ma anche per le conseguenze sugli umani a lui vicini in qualsiasi veste o ruolo (professionale o amicale).

Lo studio dell’angolazione di caduta e l’esempio dei gatti

Di base l’algoritmo indica ai robot la sequenza di movimenti più opportuna per frenare la caduta, rallentandola, e per toccare terra nel modo meno distruttivo possibile.

I fattori che compongono l’algoritmo, le varianti, partono principalmente dal numero di contatti avuti: il totale delle spinte ricevute, da quante mani, l’ordine cronologico di questi piccoli “incidenti” (come l’inciampare sugli oggetti), gli intervalli tra essi, ecc. Sono le varianti che inducono il robot a reagire alla caduta (come si evince dal filmato).

Il fattore determinante appreso dalle movenze e delle attitudini feline, che l’algoritmo trasferisce alla robotica, è lo studio dell’angolazione di caduta.

Afferma Kareen Liu: ”Un androide progettato con cura può elaborare una caduta non rovinosa, ma non può aver immagazzinato la tipologia dei movimenti da mettere in atto quando il problema si palesa. Con l’algoritmo, invece, rafforza la propria capacità di imparare ad ammortizzare con efficacia la caduta”.

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