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George Devol e l’alba dei robot (parte seconda)

George Devol e l’alba dei robot (parte prima)

La seconda guerra mondiale incombe e lo “zio Tom” impone a tutti di fare la propria parte. Così George Devol, accantonata l’idea che gli era balenata durante l’esposizione mondiale di New York, inizia la sua collaborazione con la Sperry Gyroscope, dove avrà un ruolo fondamentale nello sviluppo dei sistemi radar e delle apparecchiature di test per il campo delle altissime frequenze (microonde). Da questa esperienza nascerà successivamente la General Electronics Industries di Greenwich, in Connecticut, che diventerà uno dei maggiori produttori mondiali di dispositivi radar e contro-radar.

microonde anni 50
Uno dei primi modelli commerciali di forni a microonde (anni ’50)

La profonda conoscenza maturata nel campo delle microonde consente a Devol, negli anni del dopoguerra, di lavorare ad altre invenzioni, tra cui Speedy Weeny, il primo forno a microonde della storia in grado di cuocere e servire in automatico hotdog con salsa ketchup e maionese.

Speedy Weeny in realtà non era solamente un forno a microonde, bensì una vera e propria vending machine. Installata presso la Grand Central Station, nel cuore di New York City, Speedy Weeny era ben presto divenuta una vera e propria attrazione per tutti i viaggiatori che, affamati di uno spuntino caldo e gustoso, non esitavano a mettersi in fila per acquistare  il loro hotdog .

Il brevetto che cambierà i destini del mondo industriale (e la vita di George Devol)

Bisogna però attendere il 1954 perché si avveri ciò che a Devol era passato per la mente 15 anni prima all’esposizione mondiale di New York. È nell’anno in cui la RAI Radiotelevisione Italiana inizia le sue trasmissioni che George Devol deposita una domanda di brevetto dal titolo “A Programmed Article Transfer”. Nella descrizione della singolare domanda brevettuale non si fa ancora riferimento al termine robot, ma a quello di macchina automatica: “The present invention relates to the automatic operation of machinery, particularly the handling apparatus, and to automatic control apparatus suited for such machinery”. In sostanza, l’idea di Devol è quella di rendere disponibile una macchina automatica general purpose, più precisamente un attuatore meccanico, in grado di essere programmato per effettuare operazioni ripetitive.

A seguito di questa richiesta di riconoscimento brevettuale, George Devol vuole ritentare la strada imprenditoriale, come già fece con la United Cinephone, ed è deciso a non cedere la licenza della sua invenzione, anche perché il brevetto, per ora in fase di richiesta, gli verrà riconosciuto solamente 7 anni più tardi, nel 1961.

Brevetto George Devol
Disegno originale tratto dalla domanda di brevetto di un braccio meccanico programmabile depositata da Devol nel 1954 e riconosciuto ufficialmente come progetto originale nel 1961 con il numero Pat. US 2988237 A

Il fatidico incontro con Joseph Engelberger

L’occasione più propizia per avviare la sua nuova impresa gli capita durante un cocktail party nel 1956, quando incontra un giovane e brillante ingegnere, anch’esso appassionato di fantascienza, con molti successi alle spalle e, cosa più interessante, in quel momento in cerca di una strada non ancora trovata. Il nome di questo brillante interlocutore, che nella conversazione con Devol mostra tanto talento quanto spirito innovativo e visionario, è Joseph Engelberger.

Che quello con Engelberger non fu un incontro qualsiasi, Devol lo capì subito. I due entrarono infatti in una sintonia così perfetta che Engelberger, come ebbe a dichiarare vent’anni più tardi nel corso di un’intervista, da quel giorno non riuscì più a schiodare dalla sua mente l’idea di riuscire ad applicare industrialmente l’invenzione di Devol.

Tant’è che Engelberger, dopo ripetute insistenze, un paio d’anni più tardi, dietro una pressante opera di convincimento, riesce a strappare al CEO della Condec Inc., l’azienda nella quale era al momento impiegato, una promessa di finanziamento per un progetto innovativo dalle ricadute uniche nel mondo industriale. È proprio grazie a quei soldi che Devol ed Engelberger danno vita alla start-up che, un paio d’anni più tardi, concluderà la realizzazione di Unimate #1, il primo prototipo al mondo di robot programmabile.

Engelberger e Devol
Joseph Engelberger (a sinistra) e George Devol si fanno servire un drink dalla loro creatura Unimate. I due inventori si incontrarono proprio ad un cocktail party nel 1956

1959: l’invenzione di George Devol entra in fabbrica

La prima installazione dell’Unimate avvenne nel 1959 presso gli stabilimenti General Motors di Trenton, in New Jersey, con il compito di asservire un impianto di pressofusione per la realizzazione di componenti automobilistici.

Il primo Unimate ci farebbe oggi sorridere, ma all’epoca si trattava di una macchina davvero innovativa, non solo come concezione, ma anche come realizzazione. Caratterizzato da attuatori idraulici, Unimate era stato progettato per lavorare in geometria polare e poteva muoversi in uno spazio di lavoro piuttosto limitato. Il suo controllore però, realizzato utilizzando i componenti allo stato solido più innovativi dell’epoca, faceva già utilizzo dell’elettronica digitale e disponeva di una memoria di massa a tamburo magnetico.

Unimate General Motors
Il primo robot Unimate venne installato presso un reparto di pressofusione in alluminio della General Motors a Trenton, in New Jersey (1959)

Dopo General Motors, le aziende che compresero immediatamente la portata di questa invenzione furono Chrysler, Ford e Fiat: l’azienda di Torino fu la prima azienda automobilistica europea ad installare un Unimate nei suoi impianti produttivi.

Riconosciuta il 13 giugno 1961 come invenzione unica e originale, alla domanda brevettuale “A Programmed Article Transfer” di Devol viene assegnato il numero di brevetto US2988237 A.

La Unimation Inc., l’azienda che George Devol insieme al socio Joseph Engeberger aveva fondato per la produzione in serie del dispositivo Unimate, passa di successo in successo, adattando l’invenzione anche ad altri scopi industriali, in primis la saldatura.

Unimation 7 linea di saldatura scocche
Una linea di saldatura scocche completamente automatizzata con robot Unimate 7. L’italiana FIAT fu la prima azienda europea ad avvalersi dei robot Unimation in fabbrica

Sulla strada del successo, l’ombra dei timori sociali

Come Devol avrà modo di raccontare molti anni dopo, sebbene la diffusione dell’Unimate in tutto il mondo, Giappone ed Europa in testa, gli offrì molti motivi di orgoglio, il suo cruccio maggiore rimase quello della fiera opposizione che parte dell’opinione pubblica continuava preconcettualmente ad avere nei confronti della sua invenzione, tacciata di strappare posti di lavoro e di essere foriera di imminenti disgrazie sociali.

George Devol 99 anni
La prolifica vena creativa vedrà George Devol depositare oltre 40 domande di brevetto industriale.

La storia ci ha invece dimostrato che grazie all’ingresso dei robot negli impianti industriali è stato possibile accelerare lo sviluppo economico mondiale e che le tensioni sociali verificatesi circa dieci anni dopo, negli anni ’70, non furono di certo dovute all’invenzione di Devol ma ad altri fattori.

La fantastica avventura dell’Unimation Inc. proseguì fino all’interessamento che alcune grosse multinazionali alla fine degli anni ’70 dimostrarono nei confronti dell’azienda che, per così dire, cessò di esistere come creatura originaria di Devol ed Engelberger agli inizi degli anni ’80.

Una vita lunga un secolo

Dopo l’esperienza di Unimation, George Devol continua a rimanere in piena attività per numerosi anni, fondando la Devol Research e continuando ad operare in ambito di ricerca robotica come consulente e inventore. Titolare di ben 40 brevetti, Devol è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui quello ricevuto nel 2005 che, in riferimento al robot Unimate, lo ha collocato tra i 50 inventori che hanno più contribuito allo sviluppo degli ultimi 50 anni.

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George Devol, inventore insieme a Joseph Engelberger, del primo robot industriale derivato dal suo brevetto originale n° US 2988237 A

Quasi centenario, George Devol muore l’11 agosto 2011, nella sua residenza di Wilton, in Connecticut. Quattro anni prima, nel 1997, durante la cerimonia di premiazione per il suo ingresso nella Automation Hall of Fame, Devol venne accolto sul palco, insieme al presentatore, da un piccolo robot di intrattenimento, che lo salutò dicendo: “Father, so good to see you!”. I presenti ricordano ancora il viso di Devol, che si illuminò in un grande e contagioso sorriso, che portò la platea ad uno scrosciante applauso generale.

Il robot Unimate, pietra miliare della tecnica, sarà per sempre ricordato come il punto zero da cui ha avuto origine l'incredibile mondo della robotica industriale
Il robot Unimate, pietra miliare della tecnica, sarà per sempre ricordato come il punto zero da cui ha avuto origine l’incredibile mondo della robotica industriale

 

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