I droni per fermare le malattie portate dalle zanzare

Può apparire strano, ma al vertice della classifica degli animali più letali sulla terra troviamo la zanzara. Ogni anno, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) questi piccoli insetti infettano circa 700 milioni di persone con malattie come la malaria, la febbre dengue, il virus del Nilo occidentale e Zika. Malattie che in molti casi non possono essere curate con i farmaci e che provocano la morte di milioni di persone. La prevenzione, ovvero evitare le punture, è dunque la strategia più efficace per proteggere la popolazione, anche se di non facile attuazione: l’unico modo in cui può funzionare prevede un drastico abbattimento della popolazione delle zanzare. In questa lotta impervia ora i medici possono contare su un nuovo alleato: i droni.

WeRobotics

Proprio i piccoli velivoli possono risultare fondamentali nel rendere efficiente l’approccio più promettente al problema, utilizzato da circa 50 anni, ma finora con scarsi risultati. Approccio che consiste nell’allevare zanzare maschi in cattività, esporle a radiazioni per renderle sterili e rilasciarle su un’ampia area. Queste andranno ad accoppiarsi con le femmine e, quando il numero dei maschi sterili supererà quello dei maschi selvatici, porteranno a una riduzione degli insetti locali fino al 90%, salvando così la vita a milioni di persone.

Il piano di WeRobotics

Un modello, teoricamente perfetto, che supera i due grandi problemi legati alla soluzione più tradizionale, che consiste nell’abbondante uso di insetticidi, che inquinano e che a lungo andare fanno sviluppare una resistenza negli insetti alle sostanze chimiche, ma che finora non ha portato i risultati sperati, per la difficoltà di raggiungere molte zone prive di strade nei paesi in via di sviluppo. Difficoltà che appunto possono essere superate grazie ai droni. A questo progetto lavora WeRobotics, un’organizzazione con sede a Washington, negli Stati Uniti, e a Ginevra, in Svizzera, che ha come mission lo sviluppo di soluzioni che prevedano lo sfruttamento delle nuove tecnologie robotiche a sostegno delle popolazioni e dell’ambiente nei paesi in via di sviluppo.

Uno speciale contenitore

Finanziato da Usaid, l’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale, il lavoro di WeRobotics si è concentrato sul modo in cui trasportare e rilasciare gli insetti con i droni. «Le zanzare sono animali molto fragili – ha spiegato Adam Klaptocz cofondatore di WeRobotics -. Se ne mettiamo diverse centinaia di migliaia in un contenitore piccolo, si feriscono e così non possono competere con quelle selvatiche». Per ovviare al problema si è pensato di utilizzare contenitori pre-raffreddati, a una temperatura tra i 4 e gli 8 °C, in modo da anestetizzarle e quindi trasportarle più facilmente.

WeRobotics 1

Altrettanto importante è controllarne il rilascio, invece di scaricarle tutte insieme. Anche per questo problema è stata trovata la soluzione: WeRobotics, dopo aver sperimentato varie possibilità, sta utilizzando una piattaforma rotante dotata di fori, attraverso i quali le singole zanzare cadrebbero in una camera secondaria del contenitore dove passerebbero qualche secondo per acclimatarsi alla temperatura dell’aria esterna, prima di essere rilasciate dai droni sveglie e pronte a volare.

Al via i test sul campo

WeRobotics condurrà i suoi primi esperimenti con maschi sterilizzati di zanzare già dalla fine di quest’anno e fino all’inizio del prossimo in alcune aree del Sud o Centro America. Test controllati, dove gli insetti saranno contrassegnati, rilasciati e poi recuperati con apposite trappole, in modo da verificare se siano sani o meno. Un test fondamentale per accertare le potenzialità del sistema messo a punto che può lavorare con diversi tipi di zanzare e con qualsiasi modello di drone.

Per i progetti futuri, potrebbe trasportare e rilasciare zanzare maschio geneticamente modificate per avere una prole sterile, o infettate da un batterio, il Wolbachia pipientis, che rende sterili i loro piccoli. Altra possibilità è utilizzare zanzare femmina infettate dallo stesso batterio, che hanno meno probabilità di trasmettere malattie quando mordono.

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