Collaborerà con le persone e le aiuterà a lavorare in completa sicurezza. Parliamo di Andy (Advancing anticipatory behaviors in dyadic human-robot collaboration), il robot al cui sviluppo stanno lavorando i ricercatori dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit). Un progetto ambizioso, classificatosi al primo posto nel bando dell’Unione europea Horizon 2020 Ict di Robotica su 75 proposte presentate, e che ha come obiettivo di migliorare la capacità dei robot di collaborare e interagire con l’uomo in ambienti industriali e domestici, interpretando le esigenze fisiche delle persone e riducendo il rischio di infortunio.
Per metterlo a punto i ricercatori dell’IIt, che coordina il progetto, avranno 4 anni di tempo e potranno contare sulla collaborazione di istituti di ricerca e aziende di Francia, Germania, Paesi Bassi, Danimarca e Slovenia che vi prendono parte e su un co-finanziamento da parte dell’Unione europea di circa 4 milioni di euro.
Interpretare i movimenti delle persone
I robot “collaboratori” di nuova generazione che verranno sviluppati dovranno essere capaci di adattarsi a diversi ambienti, da quelli lavorativi delle grandi aziende ai locali domestici, imparando a interpretare i movimenti dell’operatore umano, in modo da agevolarlo sia nelle azioni più complesse sia in quelle di routine, assistendolo per evitare ogni possibile rischio di incidente.
Queste capacità saranno poi trasferite su tre diverse tipologie di robot: i “cobot”, ovvero robot industriali certificati per lavorare a stretto contatto con gli umani, gli esoscheletri in grado di rafforzare e guidare il corpo delle persone nelle loro attività lavorative, e i “companion”, robot evoluti in grado di eseguire compiti adeguati allo stato fisico delle persone, anticipando le loro azioni.
Un processo in tre tappe
L’interpretazione del movimento del corpo umano da parte dei robot sarà reso possibili attraverso un processo graduale che si svilupperò in tre tappe. Il primo passo sarà realizzato grazie allo sviluppo di una tuta dotata di sensori che traducono le azioni della persona che la indossa in dati che il robot può leggere e interpretare per intervenire in suo aiuto con movimenti specifici. Questi dati consentiranno ai cobot di interagire con l’uomo ottimizzando l’ergonomia dell’interazione, minimizzando, cioè, gli stress muscoloscheletrici e diminuendo i rischi di infortunio sul lavoro.
La seconda tappa sarà rappresentata dall’integrazione di sensori più compatti all’interno di un esoscheletro robotico. Questo sarà un sistema capace di correggere, assecondare o potenziare le azioni di un lavoratore, individuando l’assetto più comodo per il corpo ed evitando la possibilità di infortuni. Altro risvolto importante è che l’esoscheletro potrà trovare applicazioni anche in ambito riabilitativo.
Robot per la vita quotidiana
La tappa finale, quella più avanzata dell’intero progetto, sarà basata sull’anticipazione del comportamento umano da parte di robot cognitivi, come per esempio iCub, rendendo così gli umanoidi “companion” adeguati per la vita quotidiana, capaci di agire con un’alta velocità di reazione e in contesti mutevoli. Tali robot potranno essere impiegati per l’assistenza agli anziani o persone che necessitano di supporto continuo.