Nei robot il futuro dell’agricoltura

Da tempo in agricoltura sono state messe da parte zappe e vanghe a favore dell’impiego di macchine in grado di lavorare grandi distese, riducendo così il carico di fatica per l’uomo. Pare che ora che il settore sia pronto per fare un ulteriore salto in avanti, che vedrà sempre più protagonisti i robot anche nei campi.

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A questo obiettivo ha puntato il progetto Hands-Free Hectare, condotto nel Regno unito dai ricercatori della Harper Adams University in collaborazione con l’azienda Precision Decisions, specializzata nella fornitura di soluzioni e servizi per l’agricoltura di precisione. Partito lo scorso ottobre, e sostenuto da un finanziamento del governo britannico pari a 200.000 sterline, per la prima volta il progetto ha mostrato la possibilità di effettuare l’intero ciclo di lavorazione di un campo, dalla semina al raccolto, attraverso il solo utilizzo di robot, mezzi autonomi e droni. Il campo, dell’ampiezza di un ettaro, che si trova nello Shropshire, nella regione delle Midlands Occidentali, è stato coltivato a orzo.

Robot, mezzi autonomi e droni nei campi

Per raggiungere il risultato i ricercatori si sono avvalsi dell’utilizzo di una mietitrebbia e di un trattore per il lavoro nel campo, che hanno dotato di sistemi Gps, laser e telecamere, e di un robot scout e di droni, rispettivamente, per il prelievo di campioni di terreno e per il suo monitoraggio da remoto. Gli esiti del progetto sono stati tutt’altro che negativi: la resa del terreno è stata di circa 5 tonnellate di cereale.

«Questo progetto mirava a dimostrare che non esiste alcuna ragione tecnologica per la quale un campo non possa essere coltivato senza che gli esseri umani lavorino la terra direttamente – ha commentato Martin Abell, ricercatore di meccatronica di Precision Decisions -. Noi lo abbiamo fatto, individuando e mostrando tutte le opportunità che si aprono per l’agricoltura, e questo è stato il grande successo di tutto il lavoro».

Macchine più piccole e intelligenti

E sono diverse le indicazioni venute dalla ricerca per il futuro dell’automazione in agricoltura. «Negli ultimi anni c’è stato un grande sforzo per rendere l’agricoltura più precisa e questo richiede molta automazione – ha spiegato Jonathan Gill, ricercatore presso l’Università di Harper Adams -. Le macchine oggi utilizzate però, sono troppo grandi e non sono compatibili con questo metodo di lavoro. Inoltre, sono anche molto pesanti e finiscono con il danneggiare i terreni».

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Da sempre le maggiori criticità per le attività agricole vengono dal clima: occorre sfruttare al meglio le giornate favorevoli in tutte le fasi per evitare che il lavoro venga compromesso e questo negli anni ha portato allo sviluppo di macchine sempre più grandi, capaci di completare il lavoro rapidamente. I danni arrecati al terreno sono l’effetto collaterale di questa esigenza. «Per cui la soluzione migliore è l’impiego di flotte di veicoli autonomi e intelligenti più piccoli, in grado di effettuare il lavoro, senza rovinare la terra e mettere a repentaglio le coltivazioni successive».

E che cosa ne sarà degli agricoltori? «Queste tecnologie consentiranno loro di usare il proprio tempo in modo più efficace ed economico, invece di passare intere giornate su e giù per i campi a bordo di una mietitrebbia». Anche per loro si tratta, insomma, di cominciare a prendere confidenza e imparare a gestire le nuove tecnologie.

Per quanto riguarda l’orzo prodotto, invece, l’idea dei ricercatori è di usarlo per produrre una birra: naturalmente Hands Free Hectare.

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