A fronte di campi di applicazione potenzialmente illimitati, dal monitoraggio della qualità dell’aria all’ispezione, controllo e sorveglianza di infrastrutture, siti di particolare interesse, aree agricole e quant’altro, i droni presentano due principali limiti: la ridotta autonomia, legata alla durata della batteria, e l’altrettanto limitata capacità di immagazzinamento dei dati, rispetto alla quantità di informazioni che possono raccogliere, legata alle capacità della memoria.
A entrambi i problemi pare aver trovato soluzione una società di Singapore, la H3 Dynamics, con Dronebox che a tutti gli effetti può essere considerata una stazione di servizio per droni. Si tratta infatti di una piattaforma tecnologica dove i droni possono atterrare per “fare rifornimento” e scaricare le informazioni raccolte.
Come funziona
In pratica, quando il drone atterra, la stazione, che ha la forma di una scatola quadrata di dimensioni circa di 100 x 100 x 100 centimetri, si chiude su di esso e provvede a ricaricarne la batteria, come si vede nel video qui sotto.
L’energia è fornita da alcuni moduli fotovoltaici, quindi energia di fonte solare, posti sulla sua parte superiore e, nel caso questa non fosse sufficiente, da alcune fuel cell che fungono da alimentatori di scorta. Il passaggio di energia avviene per via induttiva, come già accade per la ricarica di smartphone e tablet.
Durante la sosta, inoltre, il drone può caricare i dati raccolti sulla Cpu della stazione di servizio, in modo da liberare sulla sua memoria e ripartire per una nuova missione.
Una rivoluzione nel mondo dei droni
La soluzione di H3 Dynamics presenta così una serie di indubbi vantaggi. L’utilizzo dell’energia solare permette di posizionare la piccola stazione di servizio praticamente in qualsiasi luogo, indipendentemente dalla presenza o meno di un’infrastruttura elettrica. Al tempo stesso i droni, una volta programmati per rifornirsi e scaricare i dati, possono effettuare missioni più lunghe e che coprano aree decisamente più vaste rispetto alle attuali. L’impiego delle celle fotovoltaiche come fonte di alimentazione primaria, abbinata a quella delle celle a combustibile garantisce poi la disponibilità costante di energia.
A tutto ciò poi si unisce la possibilità di connettere tra di loro varie stazioni Dronebox, dando vita a quello che l’azienda chiama “internet dei droni”, in modo da incrementare esponenzialmente la mole di informazioni disponibili, grazie alla ricca dotazione sensoristica delle stazioni, alle quali è possibile collegare altri dispositivi per il rilevamento dei dati. Il tutto per rendere più efficiente il monitoraggio di aree specifiche, o l’impiego dei droni in missioni di salvataggio, la sorveglianza di infrastrutture offshore o di siti critici, come prigioni.