Squadre robotiche di intervento e assistenza in grado di coordinarsi e adattarsi alle situazioni variabili nell’atmosfera circostante: l’esempio più efficace può venire dal mondo laborioso e notoriamente organizzato delle api!
Lo affermano gli esperti di vari istituti di ricerca in uno studio pubblicato sulla testata scientifica Plos One. I ricercatori appartengono all’Istc-Cnr di Roma, all’Iridia di Bruxelles e alla facoltà scientifica dell’Università Libera della stessa città belga.
La loro analisi ha portato alla realizzazione di un inedito strumento che consente di individuare le dinamiche atte a fornire i parametri per configurare l’algoritmo di operatività dei vari dispositivi dello sciame. Una prospettiva interessante, quella della cosidetta Swarm Robotics, se immaginiamo squadre di androidi alle prese con operazioni di recupero e assistenza, ma possibilmente all’interno di condizioni ambientali che devono essere le più stabili possibili.
Molteplici ambiti per una concreta applicazione della “Swarm Robotics”
Afferma Vito Trianni, ricercatore dell’istituto italiano coinvolto: “L’ostacolo principale consiste nel monitorare la risposta di molteplici dispositivi autonomi, che comunicano tra loro ma che sovente danno vita a comportamenti imprevedibili“.
La Swarm Robotics stabilisce che sia impossibile per il singolo componente del “gruppo” avere una visione complessiva dello sciame di appartenenza; dunque non vi è la possibilità di avere un ruolo privilegiato rispetto ad altre unità. La soluzione applicata alla robotica consiste nell’abilità dei singoli nel relazionarsi con i propri “partner di sciame”.
Le applicazioni sono numerose e gli ambiti in cui mettere in atto questa speciale soluzione di organizzazione sono diversi: dalle operazioni di salvataggio e ricerca, alle missioni nello Spazio; dall’insieme delle reti di informazione e di distribuzione elettrica, fino alla cosiddetta “agricoltura di precisione” che si avvale di moderni strumenti e che tiene conto delle reali esigenze colturali del suolo.