Si è svolto nei giorni scorsi a Bacoli (Napoli) il convegno Progetto CoMas (Conservazione in situ dei Manufatti Archeologici Sommersi), organizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: incentrato sullo sviluppo di tecnologie, e applicazioni innovative per la conservazione del patrimonio archeologico sommerso in un ambiente consono. Esattamente come avviene con i “tesori” sulla terra.
Il progetto è stato curato dall’Università della Calabria, mentre i test sono stati effettuati nel Parco Sommerso di Bacoli. La metodologia indicata nel convegno, per conservare i “beni” subacquei, è stata fissata in diverse fasi: documentazione, pulitura, restauro, consolidamento, conservazione e monitoraggio.
All’evento ha recitato un ruolo da protagonista anche il robot subacqueo realizzato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, con la collaborazione di Whitehead Sistemi Subacquei.
ROV, l’androide con telecamera nei fondi marini
L’androide è denominato ROV (Remotely Operated Vehicle), ed è fornito di un braccio idraulico per la pulizia delle componenti perimetrali dei “beni” sommersi. E’ inoltre dotato di spazzola, pinza, e punta trapano.
Il robot è stato configurato grazie alla telecamera ottico-acustica Ageotec, che ricostruisce immagini in 3D in tempo reale. L’istituto, in particolare, ha dovuto configurare con estrema precisione la sensorizzazione del braccio per valutare e rendere efficaci le rotazioni e gli allungamenti delle sue giunzioni: lo stesso dicasi per l’interfaccia che deve guidare le varie operazioni sottomarine.
Nel corso del convegno sono stati sperimentati anche innovative componenti fotocatalitche, a supporto di ROV, a base di biossido di titanio. Queste bloccano la nascita del biofouling, vale a dire la successiva apparizione di una a sottile pellicola biologica che può essere nociva in ambito sottomarino.