Un’altezza di 190 centimetri, un peso di 120 chilogrammi e un costo di 2 milioni di dollari. Sono i numeri di Valkyrie, il super robot che nelle intenzioni della Nasa, l’Agenzia spaziale americana, che lo ha sviluppato, potrebbe costituire il primo robot austronauta destinato alle missioni di esplorazione dello spazio profondo e, soprattutto, a precedere l’uomo su Marte.
Missioni di altissimo profilo che richiedono l’utilizzo di robot dalle capacità eccezionali. Eccezionalità che l’umanoide progettato e realizzato presso il Johnson Space Center di Houston porta anche nel nome, Valkyrie, che è un omaggio agli esseri femminili a servizio del dio Odino della mitologia nordica. Ecco un video rilasciato dalla Nasa che mostra alcune delle sue abilità.
Davvero un super robot
Si tratta infatti di un robot estremamente sofisticato, dotato di sensore Lindar (Laser imaging detection and ranging) per il costante telerilevamento di ostacoli e oggetti che incontra nel suo cammino, di una fotocamera MultiSense SL sulla testa, che combina impulsi laser, 3D stereo e video per comprendere l’ambiente nel quale opera, ulteriori camere sulla parte frontale e posteriore del tronco e altri sensori dislocati su tutto il corpo.
Una ricca sensoristica che abbinata alla presenza di numerosi attuatori elettrici lo rendono in grado di muovere quasi senza limitazioni le quattro dita delle mani e garantiscono un’estrema autonomia di braccia, arti inferiori e testa che possono compiere 44 diversi movimenti.
Il tutto gestito da un “cervello” costituito da due processori Intel Core i7, che combinando gli input dei sensori determinano il miglior modo d’azione.
Realizzato in collaborazione con i ricercatori della Northeastern University di Boston, in Massachusetts, Valkyrie è capace di interagire con gli esseri umani e di coadiuvarli nello svolgimento di specifici lavori, ed è stato sviluppato tenendo conto di altri due aspetti fondamentali per le missioni alle quali è destinato, quali la robustezza e la facilità di riparazione, in modo che in caso di danni o guasti ai componenti principali o agli arti questi possano essere sostituiti in pochissimi minuti.
Sempre più autonomo
Ora il lavoro dei ricercatori è focalizzato sul rendere il robot il più autonomo possibile e contemporaneamente addestralo a camminare su terreni scoscesi e molto impervi. Attualmente infatti il robot è in grado di muoversi su terreni piani, bilanciando il suo peso in ogni momento, ma dovrà imparare a fare altrettanto anche calcando superfici irregolari e con consistenze differenti.
Così che in un futuro non troppo lontano, magari un suo discendente ancora più evoluto, possa raggiungere Marte insieme al materiale necessario per realizzare una piccola base spaziale, provvedendo ad allestirla e a mantenerla in funzione fino all’arrivo degli umani.