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U-CAT, robot che penetra nei relitti marini

Può un robot dare un contributo, fondamentale, all’archeologia subacquea? La risposta è si, se si pensa ai risultati ottenuti dal progetto ARROWS: un gruppo di ricercatori finanziati dall’UE sta trasformando l’esplorazione archeologica del mare profondo da un’impresa rischiosa in una soluzione fattibile.
Allo scopo di promuovere la ricerca in questo campo, il progetto ARROWS (“Archaeological Robot systems for the World’s Seas”), del valore di 4 milioni di euro, parte dal punto in cui la sicurezza militare e le tecnologie legate a petrolio e gas si sono fermate; vale a dire creando veicoli di esplorazione sottomarina adatti alle esigenze e alle aspettative degli archeologi del mare profondo. Dall’inizio del progetto a settembre del 2012, il consorzio composto da 10 partner ha sviluppato tre nuovi AUV (veicoli sottomarini autonomi), tra cui l’U-CAT, un robot facilmente manovrabile che si ispira alle tartarughe ed è progettato per penetrare nei relitti.
Questi AUV e i loro componenti dedicati offrono molti vantaggi come la riduzione delle dimensioni e dei costi delle missioni, una maggiore versatilità, un peso minore e un design più ergonomico.

DEX8wU-CAT al lavoro sul fondo di un lago estone

Una prigione sovietica a Rummu, in Estonia, abbandonata e allagata insieme con la vicina cava nel 1990, sta riemergendo dalle sabbie del lago con i suoi edifici e i suoi macchinari. Questo luogo è divenuto un popolare punto di immersione e anche un ottimo posto per testare U-CAT. Afferma Maarja Kruusmaa, professoressa di Biorobotica, Center for Biorobotics, Tallinn University of Technology: “Deve raggiungere luoghi confinati, fare delle riprese video e tornare. Spesso, c‘è molto poco spazio, mentre questo robot ha ampio margine di manovra e puó tornare indietro.”

U-CAT funziona senza telecomando e segue il suo programma in modo autonomo (i suoi sensori prevengono collisioni sott’acqua). I progettisti hanno utilizzato un approccio biomimetico per la sua realizzazione: per muoversi in modo efficiente, emula animali del mare come tartarughe o pesci.

Questo semplice dispositivo rappresenta una conquista per gli scienziati, perchè aiuta a studiare il patrimonio sottomarino senza molti rischi. Benedetto Allotta, professore di Robotica, Università di Firenze e coordinatore del progetto ARROWS, ha affermato a riguardo: “Quando si fanno delle indagini archeologiche è molto importante sapere a quale punto preciso si riferisce una certa foto o un certo video. Non essendoci la trasmissione dei segnali radio sott’acqua, è necessario utilizzare la comunicazione acustica. La comunicazione acustica peró non è molto affidabile, è lenta e ci sono tutta una serie di problematiche tecniche sulla comunicazione e la cooperazione dei robot, che noi abbiamo affrontato durante il progetto”.

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