Robot serpenti alla conquista di Marte. Una prospettiva molto più reale di quanto si possa immaginare.
Le attuali tecnologie per l’esplorazione planetaria, come i rover, soprattutto quelli più ingombranti, presentano diversi problemi in termini di manovrabilità e agilità nell’affrontare il terreno del Pianeta Rosso, che potrebbero essere facilmente superate utilizzando per queste missioni robot, appunto, dalla forma di serpente. È questo del resto l’obiettivo del progetto Serpex (Serpentine robots for planetary exploration), commissionato dall’Agenzia spaziale europea (Esa), del cui sviluppo si sta dedicando il Sitef, una delle principali organizzazioni europee di ricerca, con sede in Norvegia, in collaborazione con il Centro per la ricerca interdisciplinare nello spazio e il Centro spaziale norvegese. Un progetto internazionale che ha preso il via tre anni fa e che si propone di realizzare macchine in grado di coadiuvare il lavoro degli astronauti nelle loro missioni.
Il primo esemplare
Il lavoro dei ricercatori procede con buoni risultati. Il primo esemplare di robot serpente è stato infatti già costruito. Chiamato Wheeko, è costituito da 10 moduli congiunti, ognuno dei quali ha due gradi di libertà di movimento e dotato di piccole ruote che consentono al robot di scivolare in avanti sulle superfici piane e gli assicurano una buona destrezza e agilità. Eccolo in questo video
A lavoro sull’Iss
Una delle prime applicazioni di questi robot, nell’immediato, sarebbe aiutare gli astronauti a effettuare ispezioni e riparazioni su navi spaziali e strutture come la Stazione Spaziale Internazionale (Iss). Secondo Aksel Andreas Transeth, che fa parte del team di ricercatori che si occupa del progetto, «un robot serpente potrebbe anche inserirsi nelle intercapedini, effettuare ispezioni e forse anche eseguire piccole attività di manutenzione».
Verso la colonizzazione dei pianeti
Ma i robot serpenti possono fare molto di più. L’obiettivo del progetto, ragionando su un periodo di più lungo termine, prevede l’impiego di tali robot nell’esplorazione di pianeti, lune e comete, dove i tradizionali mezzi a sei ruote non sono in grado di operare proprio per la loro struttura. In tali situazioni queste nuove tecnologie ci offrirebbero una nuova prospettiva per l’osservazione di luoghi difficili da raggiungere e su terreni particolarmente difficili e remoti ad esempio della superficie di Marte.
Ma ancora oltre, i robot serpenti potrebbero consentire ai ricercatori di ispezionare e analizzare gallerie nel sottosuolo dei pianeti per valutarne l’eventuale abitabilità, fattore cruciale per la colonizzazione potenziale di altri mondi. Anche questa un’ipotesi è meno peregrina di quanto possa apparire. Se ci adattassimo a vivere nel sottosuolo, questo fornirebbe una barriera naturale contro le radiazioni, asteroidi e raggi solari, un’idea all’attenzione dell’Esa e che è già entrata nel suo piano Moon Village, che prevede la costruzione di una base permanente sulla superficie lunare.