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I Robot: il quarantennale del disco di Alan Parsons celebra anche Asimov

Forse è esagerato affermare che senza I Robot, il capolavoro letterario di Isaac Asimov, non saremmo qui nel 2016 a trattare di certi temi, e a ipotizzare un armonico rapporto di integrazione degli androidi nel tessuto sociale umano. Esagerato perchè non si può escludere che qualche altro intellettuale dopo gli anni 50 (quelli della produzione di Asimov) avrebbe poi teorizzato, più o meno, le medesime cose. Partendo come Asimov da ricerche scientifiche, e non da “visioni” tipiche di un altro genere letterario (il pur nobile “fantasy” alla Salgari o alla Tolkien, giusto per fare due nomi). Ma al netto di questo, rimane il valore straordinario del contributo di I Robot alla ricerca sviluppatasi nei secoli successivi fino agli odierni incubatori.

Se nel 2015 sono stati festeggiati i 65 anni dell’opera, tra pochi giorni cadrà il quarantennale della produzione del documento musicale più famoso ispirato a I Robot: l’omonimo LP degli Alan Parsons Project! Era infatti il marzo del 1976 quando nei celebri studi londinesi Abbey Road il brillante produttore/tecnico del suono Alan Parsons riunì un manipolo di virtuosi musicisti. E sulla base dei testi e delle musiche scritte con l’amico Eric Woolfson iniziò la produzione dell’album, che conobbe poi, dopo l’intero iter tecnico, la pubblicazione nel 1977.

Musiche e testi decisamente ispirati all’opera di Asimov, che diede il suo entusiasta appoggio collaborando anche alla revisione di alcuni pezzi per le parti scritte. Se musicalmente l’opera riesce ad abbracciare una vasta gamma di generi (dal pop al rock melodico, passando per l’elettronica e la musica sinfonica), i testi ricalcano alla perfezione le tematiche del romanzo: con tutti i grandi quesiti, tra speranze e pessimismo, sulla possibile interazione tra uomo e macchina.

Quei concerti del 1977 tra visioni robotiche e interazioni uomo-macchina

Creare oggi delle ambientazioni robotiche in spettacoli musicali o teatrali è, ovviamente, cosa abbastanza scontata e semplice. Peccato invece che non siano rintracciabili, perchè datate e registrate in condizioni “primitive”, le immagini del tour che gli Alan Parsons Project intrapresero nel 1977: suggestioni robotiche proiettate su schermi mobili, “giochi” di interazione tra musicisti e gli androidi delle immagini; in generale una situazione in pieno stile Asimov! Cogliamo però occasione per invitare al recupero del disco coloro che non lo hanno mai sentito (il CD è acquistabile anche su Amazon a 10,90 euro).

E infine: non è propriamente la stessa cosa in termini di “creatività” (altissima nel tour del 1977 considerata anche l’epoca), ma vogliamo comunque omaggiare il quarantennale del disco con la visione di una recente performance live del gruppo (ancora in attività, e sempre sotto la guida del magnifico Alan): qui da un recente concerto del 2015 (a Roma) la title track I robot, che rimane avvolta dal suo tradizionale manto di suggestione e fascino!

 

 

 

 

 

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