Cucinare un piatto, preparare una ricetta, pulire casa, spostare da un posto all’altro materiale: atti della routine quotidiana con scontato supporto della tecnologia. Ma quando è il robot stesso ad apprendere questi gesti da solo, semplicemente studiando e riproducendo i movimenti umani, è tutt’altra cosa.
Queste le prerogative di RoboHow, progetto lanciato e finanziato dall’Unione Europea, che coinvolge ricercatori provenienti da università di tutta Europa. L’ultima sfida di RoboHow è quella di insegnare ai robot come cucinare! E anche per loro, come per la maggior parte dei tanti novelli aspiranti cuochi umani, arriva salvifico il sostegno di internet.
Il robot tedesco PR2, realizzato dal team RoboHow, è un esempio. PR2 è progettato per elaborare le istruzioni dettate da siti web come WikiHow o specializzati in food tutorial con video, e può quindi eseguire le attività apprese. Per ora, la sperimentazione del robot investe la cucina: pizza e pancakes in particolare. Lo scopo, più in generale, è quello di sviluppare sistemi robotici senza aver bisogno di programmarli per eseguire specifiche attività, ma capaci di collaborare a stretto contatto con l’uomo e capire i suoi comandi vocali. Ciò che il robot acquisisce come conoscenza viene trasferito su un database, chiamato Open Ease, accessibile da altri sistemi robotici.
Michael Beetz, responsanbile di RoboHow, è soddisfatto dell’esperimento, ma non nasconde le difficoltà che possono implicare gestioni più complesse: “Già spostare la spatola per posizionare il pancake sulla piastra – atto semplice per gli esseri umani – può essere estremamente complesso per un robot. Svitare il coperchio di un vaso, prendere un bicchiere d’acqua sono gesti a loro volta di enorme complessità per i robot, ancora a questo stadio”.
Alto dunque è il livello dell’asticella della sfida di RoboHow per i progressi futuri all’interno di un progetto coordinato dall’Institute for Artificial Intelligence (IAI), prestigioso dipartimento di ricerca scientifica dell’Università di Brema diretto dallo stesso Michael Beetz.