Ora Atlas fa anche i salti mortali

Atlas si evolve. L’umanoide di Boston Dynamics, modello di punta degli avanzatissimi robot sviluppati dall’azienda statunitense, dopo un restyling durato circa un anno si presenta in una nuova versione dalle capacità motorie, già sorprendenti, ulteriormente potenziate. Un video ci mostra infatti il robot saltare senza problemi ostacoli, compiere torsioni e addirittura compiere un salto mortale: un salto di 360° all’indietro completato da un atterraggio perfetto con il quale chiude la sua esibizione. Ecco il video

Un concentrato di tecnologia avanzata

Immagini che testimoniano le elevate capacità motorie di un robot dalle prestazioni già eccelse. Alto 1,5 metri per un perso di circa 75 chilogrammi, Atlas è in grado di muoversi agevolmente sui più diversi terreni, conservando l’equilibrio anche se viene spinto. In caso di caduta, inoltre, l’umanoide è in grado di rialzarsi autonomamente. Tutto ciò grazie a un sistema di controllo che coordina i movimenti delle braccia, del busto e delle gambe e rende il robot capace non solo di spostarsi senza problema in ogni ambiente, ma di manipolare altrettanto facilmente oggetti di qualsiasi tipo. A questo contribuisce anche la sua sofisticata dotazione di sensori, il sistema di telerilevamento LiDar (Light detection and ranging) e il sistema stereo vision che gli permettono di avere una visione estremamente precisa e accurata del luogo e degli oggetti con i quali deve interagire. A tradurre in azioni le informazioni e i comandi elaborati dal robot sono dei particolari attuatori idraulici: e pare che proprio su questo sistema di movimento si sia concreta in particolare il lavoro dei ricercatori americani per mettere a punto la nuova versione di Atlas, con tali risultati davvero strabilianti.

Una storia travagliata

Lavoro dei ricercatori che dunque va avanti, nonostante qualche vicissitudine vissuta dall’azienda.

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Nata come spin off del Massachusetts institute of technology (Mit), Boston Dynamics nel 2013 era stata acquisita da Google che, però, lo scorso anno aveva deciso di cederla: ufficialmente per la mancanza di applicazioni commerciali a breve termine dei sofisticatissimi robot sviluppati dall’azienda, ma secondo molti anche per gli inquietanti risvolti mostrati da queste super macchine. A credere però nelle grandi potenzialità di queste ricerche, dopo un iniziale interesse di realtà quali Honda, Amazon e Toyota, è stata la giapponese SoftBank, azienda di telecomunicazioni già attiva nel settore della robotica grazie all’acquisizione della francese Aldebaran Robotics, la società che produce Pepper, un robot dall’aspetto più amichevole e familiare di quelli realizzati dall’azienda americana.

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