Negli hotel di Tokyo i turisti sono accolti dal bot-receptionist Lovot

In tempi di pandemia, il Giappone si è inventato un nuovo concetto di ospitalità in hotel: i receptionist possono essere dei robot. Non sorprende, naturalmente, visto la lunga tradizione del Paese in termini di sperimentazione robotica in ogni ambito, dall’industria ai campi più ludici, passando per l’assistenza medica.

Lovot (nome nato dall’unione di «Love» e «Robot») è stato ideato dalla dalla startup Groove X, e ha esordito accogliendo gli ospiti all’Hotel New Otani di Tokyo.

Il bot-receptionist, grazie alla tecnologia Emotional Robotics™, aumenta la capacità dell’uomo di affezionarsi a lui e sviluppare empatia. I suoi creatori, infatti, hanno cercato di fare in modo che si creasse un legame speciale con gli ospiti e dunque basta avvicinarsi a lui per percepire relax e benessere.

Lovot è in grado di reagire allo stato d’animo di chi lo circonda e rispondere con gioia o conforto, nonostante non sia un essere umano. Ecco perché l’hotel (titolare di una catena) ha deciso di stringere una collaborazione con Groove X e creare insieme un pacchetto Family Stay Plan che include la presenza del robot in alcune camere per i clienti che ne faranno richiesta.

 

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