Il suo compito sarà individuare e detonare gli ordigni nascosti nel terreno. Si chiama Mine kafon drone (Mkd) ed è una soluzione pensata per cercare di limitare i danni di una delle armi più vergognose mai concepite: le mine antiuomo. Formalmente messe al bando nel 1999, con il trattato di Ottawa, dalla città canadese dove fu firmato, ratificato da 133 paesi, tra i quali però non figurano i maggiori produttori (Stati Uniti, Cina, Russia, Corea del Nord, Crea del Sud e Israele), le mine antiuomo continuano a uccidere e a mutilare. Lo fanno alla macabra media di circa 10 persone al giorno, secondo i dati del Rapporto del 2015 dell’Osservatorio sulle mine dell’ong Norwegian People’s Aid (Npa), redatto insieme a Halo Trust e al Mines advisory group (Mag). Non solo la maggior parte delle vittime, quasi l’80%, è costituita da civili che attraversano aree minate non segnale, delle quali la stragrande maggioranza bambini, i più esposti a questo rischio.
Un dramma mondiale
Un problema che non riguarda solo territori tutt’ora coinvolti in conflitti, ma interessa ben 60 paesi, perché le mine antiuomo sono anche la tragica eredità di guerre passate.
Ed è proprio dall’esperienza diretta di quest’orrore che è nata l’idea di realizzare il drone antimine, da parte di due fratelli, Massoud e Mahmud Hassani, non a caso nati in Afganistan, paese che detiene il triste primato delle vittime. I due, dopo tre anni di lavoro, hanno appena lanciato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma di crowdfunding Kirkstarter, con l’obiettivo di raccogliere i fondi necessari per proseguire lo sviluppo del progetto e arrivare alla produzione dei droni per l’agosto del prossimo anno.
Lo sminamento in tre fasi
Ma come funziona il drone antimine? L’intervento del Mine kafon drone si sviluppa in tre fasi durante le quali utilizza tre diversi strumenti, come si può vedere in questo video di presentazione.
In primo luogo il drone sorvola tutto il campo e, scansionando il terreno con una telecamera ad alta defizione, effettua una mappatura in 3d dell’area. Nel secondo passaggio, il drone, dotato di un metal detector setaccia l’area a un’altezza di pochi centimetri dal suolo. Ogni mina rilevata viene immediatamente geolocalizzata con le coordinate Gps sul sistema dell’operatore, in modo da realizzare una mappa completa del campo.
Ed eccoci alla fase finale, nella quale il drone attraverso un braccio robotico, trasporta e depone sulla mina una piccola carica detonatrice per farla brillare, attivata a distanza di sicurezza da un operatore.
Prima di ogni passaggio il drone deve rientrare alla base, sia per caricare la batteria, sia per essere equipaggiato con l’estensione robotica idonea per la specifica operazione. Nonostante ciò, il lavoro di Mine kafon drone, assicurano gli ideatori, risulta notevolmente più veloce del procedimento tradizionale, 20 volte, e soprattutto è molto più economico e sicuro, in quanto non mette a rischio in alcun modo vite umane.
I testimonial
I droni, dunque, potranno giocare un ruolo decisivo anche nel porre fine a inutili bagni di sangue e alleviare le vite di migliaia di persone, considerando che le mine disseminate in tutto il mondo sono circa 100 milioni. Il progetto, infatti, ha già riscosso un notevole successo, e ha ricevuto l’approvazione informale della regina Maxima dei Paesi Bassi e del Ministro degli esteri, dell’ambasciatore delle Nazioni Unite in Afghanistan, e di associazioni attive in campagne contro le mine antiuomo. Tra le personalità impegnate come testimonial vi è anche l’attore Daniel Craig.