somalvico marco moro parte seconda

Marco Somalvico, un italiano a Stanford (parte seconda)

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Il figlio più illustre delle ricerche condotte dal prof. Marco Somalvico presso il laboratorio MP-AI del Politecnico di Milano è indubbiamente MORO, acronimo di Mobile Robot, una unità mobile intelligente dalla quale sono nate, e si sono successivamente sviluppate, alcune delle tecniche più innovative in materia di robotica autonoma.

Cresciuto negli anni a seguito di progetti di ricerca originali, MORO è tra i primi robot mobili avanzati che sono stati progettati in Italia. Dotato di una cinta di sensori e di due torrette semoventi contenenti altrettante telecamere per l’acquisizione stereoscopica delle immagini, MORO si avvaleva originariamente di una unità di governo piuttosto limitata in quanto a potenza di calcolo, che negli anni ’80 aveva però compiuto enormi passi strappando prestazioni di eccellenza grazie all’impiego di un’architettura DEC VAX (Digital Equipment Corp.) all’avanguardia per l’epoca.

MORO 1 Mobile Robot
MORO (Mobile Robot) è stato uno dei primi robot autonomi sviluppati in Italia sotto la guida del prof. Marco Somalvico (foto risalente alla prima metà degli anni ’80)

MORO era riuscito così a infrangere la barriera della pesante elaborazione digitale che le immagini acquisite da telecamera, nonché dagli altri sensori di cui era dotato, richiedevano al suo processore centrale. L’unità era in grado di ricostruire in tempo reale, anche grazie a complessi algoritmi messi a punto con mesi e mesi di lavoro, il modello matematico dell’ambiente in cui si trovava immerso e, attraverso un sistema di intelligenza artificiale parzialmente programmato in linguaggio Lisp (List Processor), riusciva ad autopianificare la traiettoria in maniera dinamica, ovvero anche a seguito di eventi incidentali che potevano accadere sul suo percorso.

MORO 2 Mobile Robot
I successi ottenuti con MORO 1 hanno successivamente portato allo sviluppo di un robot autonomo più sofisticato, il MORO 2

L’attenzione di Marco Somalvico per le persone in difficoltà

Gli anni ’80 rappresentano il periodo della piena maturità tecnico-scientifica di Marco Somalvico. Dopo la sua Como, Milano sarà la sua seconda casa, che abbandonerà spesso e volentieri per volare dal Giappone agli USA in qualità di relatore o coordinatore di conferenze e simposi internazionali. Nel 1980 si fregia di essere il primo professore italiano a ricoprire una cattedra di ruolo in Intelligenza Artificiale, materia che ha insegnato per anni nelle aule dell’ateneo tecnico milanese insieme a Robotica, Complementi di Programmazione, Ingegneria della Conoscenza e Sistemi Esperti.

In quegli anni, tra gli impegni di Marco Somalvico non ci sono solamente le attività di docenza e di laboratorio. Nel 1987 è socio fondatore di AI*IA, Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale, e successivamente viene nominato segretario della Commissione Rettorale per gli studi strategici sulle scienze umane. Nel 1988, come precedentemente accennato, dà vita al polo distaccato di Como del Politecnico di Milano.

intelligenza artificiale
Nel 1987 Marco Somalvico è tra i soci fondatori dell’AI*IA, l’associazione italiana di intelligenza artificiale

I suoi innumerevoli interessi, nonché la spiccata vena di umanità e attenzione per il sociale che da sempre lo contraddistingue, lo portano a curare numerosi progetti in ambito di tecnologia di ausilio ai disabili, tanto che nei successivi anni ’90 viene delegato dal Rettore Adriano De Maio  a seguire i problemi degli studenti disabili, per i quali promuoverà una serie di iniziative volte a favorire il loro inserimento non solo nell’ambiente accademico milanese ma anche, in senso più generale, nel mondo del lavoro.

Dal 1990 al 2000 Somalvico partecipa anche ai lavori della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, in qualità di membro laico della commissione ecclesiale sulle comunicazioni sociali. A tutte queste attività, si affianca anche quella divulgativa, con la partecipazione ai comitati editoriali di prestigiose riviste internazionali, tra cui Journal of Robotic Systems and Applications e Robotik.

Una vita breve, ma vissuta intensamente

Oltre all’incessante attività di ricerca svolta in ambito di robotica e intelligenza artificiale, nella sua vita accademica Marco Somalvico ha portato avanti una serie di lavori e messo a punto contributi originali in molti altri campi, tra cui la risoluzione automatica dei problemi, il riconoscimento del linguaggio naturale, i sistemi di visone, nonché le tecnologie per i musei virtuali e la fabbrica del futuro.

Polimi
Uno scorcio dell’ala storica del Politecnico di Milano, che nel 2015 ha festeggiato i 150 anni. Dopo essersi ivi laureato nel 1965, il prof. Marco Somalvico vi insegnerà dal 1970 al 2002.

Autore di cinque libri e di quasi 160 articoli scientifici pubblicati su riviste e in varie raccolte di atti congressuali internazionali, Marco Somalvico viene insignito nel 1998 del prestigioso premio internazionale Joseph F. Engelberger Robotics Award, la massima onorificenza mondiale che ogni anno viene riconosciuta a chi nel mondo delle tecnologie più avanzate si distingue per aver apportato contributi di grande valore scientifico e applicativo alla scienza della robotica. E’ spesso ospite di trasmissioni di divulgazione scientifica, tra cui Quark e SuperQuark di Piero Angela, nonché di servizi televisivi trasmessi sulle principali reti nazionali.

L’11 novembre 2002 la comunità scientifica internazionale che fa capo al mondo della robotica perde uno dei suoi esponenti di punta. La notizia dell’improvvisa morte di Marco Somalvico si sparge subito. Attestazioni di dolore e rammarico giungono da ogni parte del mondo: Stati Uniti, Giappone, Corea, Russia, Germania…

Marco Somalvico da Milano ritorna alla sua Como, questa volta per sempre.

Marco Somalvico
Marco Somalvico (Como, 10 ottobre 1941 – Milano, 11 novembre 2002)

In sua memoria è stato istituito un premio destinato alle migliori tesi di laurea che dimostrino di offrire contributi originali all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale o della Robotica ai problemi della disabilità, nonché a quelle tesi che, parimenti, sappiano offrire un analogo e altrettanto originale contributo allo studio delle implicazioni filosofiche o sociali dell’Intelligenza Artificiale e della Robotica.

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