La Nasa alla conquista di Marte con i droni

Saranno i droni a conquistare Marte. Gli esperti della Nasa, l’Agenzia spaziale statunitense, ne sono fortemente convinti, tanto da aver dedicato da tempo un’intera divisione, la Haughton-Mars Project (Hmp), proprio al lavoro di ricerca e sviluppo di tecnologie aeree gestibili da remoto destinate all’esplorazione del Pianeta rosso. Un’attività che ora sembra passare a un nuovo stadio, grazie alla partnership appena siglata con il Mars Institute, il Seti Institute e Fybr Solutions.

Sede privilegiata per le sperimentazioni di nuove tecnologie in vista dell’approdo su Marte è l’isola di Devon, l’isola disabitata più grande della Terra che fa parte dell’Arcipelago artico canadese, nel territorio di Nunavut. Qui la Nasa è presente da 20 anni con un suo sito nel cratere di Haughton, generato dall’impatto di un meteorite, che ne fanno il luogo sul nostro pianeta più simile alla situazione marziana, condizione che ha permesso di fare grandi passi in avanti nella scienza e nell’esplorazione dello spazio e dove ora verranno effettuate nuove sperimentazioni sull’utilizzo dei droni.

«Studiamo l’uso di velivoli robotici per l’esplorazione di Marte dal 1998 – ha spiegato Pascal Lee, direttore del Nasa Hmp -. Ora grazie alla collaborazione Fybr potremo ampliare le nostre indagini su un’ampia gamma di nuove tecnologie e applicazioni per i droni».

Telerilevamento e analisi dei dati

Ma perché l’ingresso di Fybr è così importante? L’azienda con sede a Vancouver (Canada), che in precedenza si chiamava Spire Aerobotics Inc., è uno dei principali sviluppatori e fornitori mondiali di sistemi di georeferenzazione ad alta risoluzione e di sistemi avanzati di analisi dei dati. Inoltre, sebbene sia specializzata in applicazioni forestali, vanta anche un’esperienza unica nel funzionamento dei droni in ambienti estremi, in particolare nelle regioni polari, compresa l’isola di Devon. Il suo contributo, dunque sarà determinante per la messa a punto di droni più performanti e per l’avanzamento delle attività di telerilevamento, entrambi aspetti fondamentali per l’esplorazione del Pianeta.

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La mappatura geospaziale effettuata da un drone della stazione Haughton-Mars Project Research, sull’isola di Davon

Sebbene Marte abbia un’atmosfera sottile, con una pressione superficiale media pari a 10 millibar, equivalente a quella che si trova nella stratosfera terrestre a un’altitudine di circa 30 chilometri, il volo è possibile. I droni sarebbero perfetti allo scopo: non a caso presso il Jet Propulsion Laboratory della Nasa si stanno sviluppando velivoli robotici a controllo remoto in vista dell’imminente missione Mars 2020.

In volo su Marte

«I droni sono un’ottima soluzione per esplorare Marte – ha confermato Lee –Presso l’Hmp stiamo sperimentando questi velivoli in una serie di prove pratiche sul campo che simulano le diverse applicazioni che immaginiamo per loro una volta giunti sul Pianeta». Nello specifico, i droni possono essere impiegati per missioni esplorative, come avviene attualmente con i rover, ma garantendo, rispetto a questi ultimi, la copertura di territori e distanze molto maggiori. Possono rilevare immagini delle aree da fornire agli astronauti, essere impiegati per missini di ricerca e salvataggio, per la mappatura aerea, l’esplorazione di grotte e crateri, o per effettuare campionamenti.

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Modello 3d del sito Hmp realizzato con i dati geospaziali rilevati da un drone

A questo scopo la collaborazione con Fybr si concentrerà sullo sviluppo di strategie operative e requisiti dei sistemi di volo per la pianificazione dei percorsi, la mappatura e l’esplorazione di luoghi difficili da raggiungere. Con l’obiettivo di concludere gran parte del lavoro per la fine del prossimo anno.

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