Una mamma-robot, costruita da ricercatori dell’Università di Cambridge, è in grado di progettare baby-bot (“concepire” si potrebbe dire), testandoli e migliorandoli, creando una serie di androidi sempre migliori e in continua evoluzione. La ricerca è stata pubblicata dalla rivista PLOS One.
Il team, guidato dal dottor Fumiya Iida del Dipartimento di Ingegneria di Cambridge, ha programmato la mother-bot affinché la medesima fosse in grado di generare un altro androide in grado di muoversi. Dopo di che lei ha agito in completa autonomia: utilizzando cubi di plastica con motori all’interno, la fem-bot, attraverso cinque esperimenti separati, ha costruito 10 generazioni di 10 “bambini”. Per un totale così di 500 baby-bot.
“La selezione naturale si basa fondamentalmente sui concetti di valutazione e riproduzione, in un continuo alternarsi” – ha affermato il dott. Iida – “Questo è essenzialmente ciò che la fem-bot sta facendo, e dal canto nostro siamo nelle condizioni di monitorare il miglioramento e la diversificazione delle specie”.
Dal genoma al test del percorso e della deambulazione
Per ogni generazione, la mother-bot ha sviluppato e testato gli androidi nascituri utilizzando i dati raccolti per migliorare le tecniche robotiche. Ogni baby-robot è stato dotato di un genoma unico, composto da cinque geni, contenente tutte le informazioni sulla sua forma, configurazione, costruzione e comandi. Il test decisivo per i “bambini” ha riguardato il tempo impiegato per lo spostamento da un punto di partenza fino a un punto prestabilito. A tale riguardo il team ha scoperto che la genitrice era anche in grado di introdurre nuove forme e modelli di deambulazione, che un designer umano non sarebbe stato in grado di concepire.
In definitiva, i robot appartenenti alla generazione finale hanno affrontato il percorso e svolto i compiti alla velocità doppia rispetto ai simili della prima. Sono stati dunque lasciati intatti nella loro configurazione, mentre i più lenti sono stati mutati con i tratti dei competitor vincenti!