G3DP

G3DP, la stampante 3d che utilizza il vetro

Nell’ambito dei materiali impiegati per la stampa 3D, l’unico che non era mai stato usato era, fino a poco tempo fa, il vetro trasparente. Ma l’ultima barriera è stata superata di recente da un team di ricercatori del MIT.

Neri Oxman, direttrice del dipartimento Mediated Matter Lab all’interno dell’istituto di ricerca, ha infatti portato qualche giorno fa alla ribalta degli addetti ai lavori i risultati di un recente studio sulla stampa 3D di vetro otticamente trasparente. Studio svolto in collaborazione con il Department of Mechnical Engineering e il Glass Lab, entrambi afferenti al MIT, e l’istituo Wyss.

metalocus_Mediated_Matter_glass_11_0Stampare vetro fuso è quindi possibile, grazie allo sviluppo della nuova G3DP, che lavora ad alte temperature (superiori ai 1000° C.). Frutto di uno sviluppo tecnologico noto come biomimesi, che ha lo scopo di migliorare il rapporto tra gli ambienti naturali e quelli concepiti, progettati e realizzati dall’uomo. Le specifiche di G3DP sono raffigurate da questo video ad hoc realizzato da Mediated Matter Lab.

Un processo computerizzato in tre fasi

Tramite l’uso di uno specifico augello in ossido di alluminio (materiale dai costi non elevati e che riesce a resistere a elevate temperature) il vetro fuso esce a una certa temperatura che viene mantenuta stabile grazie a delle bobine di riscaldamento interne.

Il materiale viene poi distribuito strato per strato, seguendo il programma computerizzato della stampante fino a creare degli oggetti solidi. Il risultato, come si può osservare dal video e dalle foto, è di qualità e può avere molteplici funzioni: contenitore per acqua o per i fiori, utensili per la cucina come bicchieri e piatti, ect.

 

 

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