Puoi essere considerata una delle più grandi produttrici di componenti elettronici per dispositivi, e fornitrice di colossi come Apple tra i tanti, ma se entri in un periodo di fatturato non brillante devi prendere decisioni drastiche!
Come successo, appunto, all’asiatica Foxconn International Holdings. La multinazionale ha più che dimezzato la forza lavoro del principale stabilimento di Kunshun (in Cina), ma è probabile che la strategia diventerà operativa anche in altre sedi della società. Il passaggio a 110 a 50mila dipendenti (tra operai, ingegneri e forza lavoro varia) è caratterizzato da una particolarità: il blocco tagliato è stato sostituito da robot! A costo zero sul bilancio in termini di stipendi. Ma con una redemption ottimale in relazione all’investimento iniziale sugli androidi, che certo c’è.
Così la giustificazione espressa in una nota da Foxconn: “Vogliamo applicare la robotica e altre moderne tecnologie di produzione per consentire ai nostri dipendenti di potersi concentrare su progetti più stimolanti e meno ripetitivi“.
Sottintendendo dunque che le mansioni ripetitive saranno spostate sulle spalle dei robot. A molti osservatori è sembrata una presa di posizione poco cristallina perché non si fa riferimento al fatto che, girala come vuoi, 60mila umani rimarranno “a spasso”, come si dice in gergo. In tale ottica non è possibile certo dimenticare che qualche anno fa Foxconn era tristemente salita alla ribalta per aver fatto registrare un alto numero di suicidi. Causato, si disse, dallo stress da iperlavoro e dalle cattive condizioni per i lavoratori.
Va bene puntare sulla robotica, ma la strada maestra dovrebbe essere quella tracciata da altri player industriali: deve esserci un’armonica integrazione tra macchine e uomo, senza che si possa prestare il fianco alle critiche di chi vede l’affermarsi dell’automazione come un grande pericolo per la società del futuro.