L’equipaggio della Stazione spaziale internazionale (Iis) tra qualche mese si arricchirà di un nuovo membro, molto speciale: si chiama Cimon, acronimo di Crew interactive mobile companion, ed è un drone sferico del peso di circa 5 kg dotato di intelligenza artificiale.
Sviluppato da Airbus in collaborazione con Ibm, che ha fornito la sua tecnologia di intelligenza artificiale Watson, il drone è stato progettato per supportare gli astronauti nell’esecuzione di lavori di routine e a condurre esperimenti nell’ambito della missione Horizons dell’Agenzia spaziale europea (Esa).
Cimon insomma si propone come un vero assistente per l’equipaggio affiancandolo nelle varie attività, ad esempio visualizzando le procedure prescritte, e mettendo a frutto la sua “rete neurale” e la sua capacità di apprendimento anche per offrire possibili soluzioni che aiutino al successo della missione e a rendere il lavoro più efficiente e sicuro, in quanto può anche fungere da sistema di allarme rapido per eventuali problemi tecnici.
Riconosce volti e voci
Ma gli astronauti potranno anche interagire con il loro assistente elettronico. Il drone, infatti ha un suo volto e una sua voce, ma soprattutto la sua intelligenza artificiale è stata addestrata a riconoscere i volti e la voce dei suoi colleghi umani, così come è stato allenato per orientarsi e muoversi in un ambiente come quello della Stazione spaziale. Nella sua memoria, inoltre, sono stati caricati le procedure e i piani del modulo Columbus dell’Iis, ma una volta a bordo il drone potrà ampliare ulteriormente le sue conoscenze, imparando direttamente dagli astronauti in modo da adattarsi al meglio ai diversi compiti e poterli supportare al meglio.
Una volta completati tutti i test funzionali, infatti, il drone volerà nella Stazione spaziale con l’astronauta tedesco Alexander Gerst con il quale svolgerà tutta una serie di mansioni: eseguiranno degli esperimenti sui cristalli, proveranno a risolvere il cubo di Rubik ed eseguiranno un complesso esperimento medico nel quale Cimon fungerà da camera volante interattiva.
Un aiuto per le missioni a lungo termine
Ma c’è di più. I ricercatori aerospaziali vogliono utilizzare il drone anche per esaminare gli effetti psicologici delle missioni a medio termine sui membri dell’equipaggio, così da prendere le adeguate contromisure, in particolare per ridurne lo stress. Un lavoro di preparazione per missioni a lungo termine, ad esempio sulla Luna o su Marte, per le quali si ipotizza che l’interazione sociale tra persone e macchine, astronauti e sistemi di assistenza dotati di intelligenza emotiva, potrebbe giocare un ruolo decisivo per il loro successo. Una strada che potrebbe avere ripercussioni molto positive anche qui sulla Terra, secondo gli sviluppatori di Airbus convinti che la messa a punto di sistemi di assistenza avanzati potrebbero trovare impiego anche negli ospedali o nel campo dell’assistenza sociale.
Il primo volo a giugno
Per la sua prima missione nello spazio, che se tutto procede secondo programmi si svolgerà tra giugno e ottobre prossimi, Cimon sarà equipaggiato solo con una gamma selezionata di capacità. Gamma che si amplierà in seguito per renderlo più interattivo ed essere in grado di occuparsi di più compiti. Intanto, a breve il drone avrà il suo primo assaggio di spazio: è in programma in questo mese di marzo una campagna di test effettuati in condizioni di gravità zero in un volo parabolico. Voli effettuati da aeri che, seguendo una traiettoria parabolica, permettono di simulare condizioni di gravità prossime allo zero, senza andare in orbita, altrimenti impossibili da ricreare in laboratorio, in modo da verificare e ottimizzare gli algoritmi di guida, navigazione e controllo del drone.