Tutte le principali aziende automobilistiche sono impegnate nello sviluppo di auto a guida autonoma. Nella messa a punto di questi veicoli intelligenti, insieme alle attività di sviluppo, una parte rilevante hanno i test condotti sul campo, in quanto consentono di scoprire eventuali problemi generati da elementi che gli ingegneri non solo non avevano previsto, ma neanche preso in considerazione.
È quanto successo di recente a Volvo, che sta conducendo diverse campagne di test in varie località del mondo. Tra queste l’Australia, dove la casa svedese ha scoperto che i sistemi di bordo delle sue automobili fanno molta fatica a riconoscere i canguri. Il motivo è legato al particolare tipo di movimento che caratterizza questi animali: il saltello.
Un quadro completo dell’ambiente circostante
Una vettura a guida autonoma è dotata di tutta una serie di tecnologie che le consentono di ricostruire con precisione l’ambiente che la circonda, come sensori di prossimità e telecamere, per consentirle di spostarsi senza mettere a rischio l’incolumità dei suoi passeggeri, degli altri automobilisti e dei pedoni. A questo scopo, alcuni sensori rilevano le strisce che delimitano le corsie, i passaggi pedonali e la segnaletica verticale, semafori inclusi. Altri sistemi monitorano il traffico di veicoli, pedoni e biciclette. Queste vetture devono anche poter riconoscere gli animali, che possono attraversare le strade e il cui comportamento è il più imprevedibile. Insomma, un complesso di elementi, ognuno dei quali viene controllato singolarmente e che nel suo insieme va a formare il quadro di tutto ciò che “gira” intorno al veicolo.
Il saltello che manda il sistema in tilt
Un mosaico, che nel caso, di Volvo manca dunque di qualche tassello. Uno scacco, considerando che il sistema di rilevazione delle sue vetture è stato già testato con successo con altri tipi di animali, compresi alci e renne sui quali era stata condotta una sperimentazione in Svezia. Il punto è che i canguri si muovono in un modo del tutto loro che manda in tilt il sistema. Più nello specifico, il sistema quando i canguri sono a mezz’aria li “vede” a una distanza maggiore rispetto a quando sono a terra: il software, insomma, rileva due distanze diverse per lo stesso elemento, non fornendo così informazioni coerenti al computer di bordo.
Il lungo percorso verso l’autonomia
Il problema non sembra sconvolgere più d tanto il team di ricerca del gruppo. Del resto, come sottolineato da Kevin McCann, progettista Volvo, «ogni azienda che lavora a un progetto per tali veicoli incappa in questi problemi di sviluppo. È un processo abbastanza lungo. E comunque si tratta di scoperte che contribuiscono a migliorare i software che gestiscono la vettura».
Un problema che va comunque risolto, sia per l’incolumità degli animali sia per la sicurezza di chi si trova in strada, in quanto animali di taglia medio-piccola come i canguri possono causare incidenti.
A consolare gli sviluppatori Volvo, in un certo senso, possono aiutare i dati forniti dalla Aami, tra le principali compagnie di assicurazione australiane, secondo i quali i canguri lo scorso anno sono stati la prima causa di incidenti stradali provocati da animali: ben 16.000. Insomma, avere a che fare con questi animali è una bella sfida. E non solo per le auto a guida autonoma.