Così come sempre più la robotica trae ispirazione dal mondo animale per le sue soluzioni, allo stesso modo si comporta il settore dello sviluppo dei droni
E’ quanto si evince dalle ricerche presentate da un gruppo di lavoro dell’Università del Queensland di Brisbane (Australia) al congresso della Società di Biologia sperimentale tenutosi nei giorni scorsi a Brighton (Gran Bretagna) .
Secondo il team guidato dal professore la prossima generazione di UAV sarà capace di volare in modo totalmente autonomo, a imitazione delle modalità con le quali si orientano le api o i pappagalli: dunque senza la necessità di utilizzare radar o sistemi di navigazione Gps. I comportamenti in volo di questi animali vengono analizzati utilizzando telecamere ad alta velocità; le relative informazioni rappresentano la base per progettare nuovi sistemi sia per l’apparato visivo dei droni, che per gli algoritmi deputati alla loro navigazione autonoma.
E a loro volta le api e i pappagalli hanno “qualcosa di umano”…
I nuovi APR potrebbero essere utilizzati con maggiore sicurezza rispetto allo standard odierno per situazioni che investono la sorveglianza; o anche per operazioni di soccorso.
Api e pappagalli: i ricercatori hanno spiegato di aver scelto le due tipologie perché fanno riferimento a “animali intelligenti che possono essere facilmente addestrati, e che sono in possesso di sofisticati sistemi visivi non molto diversi da quelli umani’‘.
Ha poi specificato Srinivasan: “Analizziamo come api e uccelli usano la vista per evitare collisioni, volando in modo sicuro attraverso stretti passaggi. Il cervello delle api, inoltre, pesa un decimo di milligrammo rispetto al nostro, ma consente comunque di raggiungere con precisione fonti di cibo assai distanti dal loro alveare”.