All’aeroporto di Dusseldorf l’utilizzo di robot come valet parking è già una realtà: si scende dall’auto, si preme un pulsante su un touch screen e a quel punto un una macchina solleva il mezzo trasportandolo in una definita area di parcheggio.
Costruito dalla tedesca Serva Transport, il sistema consente di risparmiare tempo, ma anche di garantire spazio al garage in considerazione della millimetrica precisione dei movimenti della macchina. Ma l’unica cosa che non fa “è quella di rubare posti di lavoro”, come riportato da un recente studio a cura di J.P. Gownder, analista per la società di ricerca tecnologica Forrester Research. In realtà li crea, secondo il pensiero di Gownder: prima di installare il sistema robotico l’aeroporto già utilizzava biglietterie automatiche. Dunque il meccanismo non ha portato alla sostituzione di profili umani. Che invece ora sono necessari per mantenere e riparare i carrelli elevatori robotici! “E’ l’evoluzione di una professione. – afferma deciso Gownder – E’ più complesso riparare un robot piuttosto che una qualsiasi vending machine”.
Gownder utilizza il parcheggio di Dusseldorf come esempio per mostrare che la rivoluzione targata robotica e IA non giungerà a ridurre la forza lavoro umana tanto quanto alcuni esperti hanno temuto. In un noto studio del 2013, i professori di Oxford Carl Frey e Michael Osbourne affermarono che le macchine avrebbero potuto sostituire circa il 47 per cento dei nostri posti di lavoro nei prossimi 20 anni. Ma oggi Gownder – basandosi su dati sull’occupazione del governo americano e indagini presso imprese, accademici e vari esperti – prevede che la nuova automazione causerà una perdita netta di circa 9 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti entro il 2025 (contro i 70 milioni dello studio di Frey e Osbourne).
“Anche se queste tecnologie sono reali e importanti, e alcune mansioni professionali scompariranno a causa loro, il futuro dei posti di lavoro nel complesso non è così cupo come molti pronostici credono.” – sostiene Gownder – “In realtà l’automazione stimolerà la crescita di molte nuove opportunità lavorative, anche legate a inedite categorie professionali che si svilupperanno con la ricerca nel settore”.
Nelle professioni intellettuali i robot si affiancheranno al lavoro umano, almeno nel breve periodo senza sostituirlo del tutto. Il robot Watson, per esempio, già aiuta i medici a prendere decisioni. Al tempo stesso, evolvono i robot delle fabbriche, per collaborare meglio con gli umani. Baxter di Rethink Robotics, per esempio, è in grado di apprendere dai lavoratori nuove abilità nelle catene di montaggio.