Nel dibattito in corso, piuttosto vivace, riguardo al futuro inserimento dei robot nel tessuto lavorativo sociale (i pro e i contro, il destino degli umani, possibile perdite di lavoro) è arrivato in queste ore il parere di Moshe Vardi, esperto di ingegneria Rice University di Houston. In un convegno di carattere scientifico a Washington, Vardi ha ipotizzato scenari drammatici per il genere umano: entro il 2045 la disoccupazione supererà la soglia del 50%, con gli androidi che avranno sostituito l’uomo in molti ambiti professionali.
Il teorema di Vardi si riferisce a esempi presi dalla storia, andando a individuare il cuore del problema fin dai tempi della rivoluzione industriale: ma nel passato, ha sostenuto nel suo intervento lo studioso, molti posti di lavoro sono stati presi da macchine progettate per fare una cosa specifica, come per esempio la tessitura di cotone. Si poteva parlare dunque di un sostegno o di una integrazione. Ora saremmo invece di fronte a potenziali di IA che possono imporsi come superiori per qualità e resa in ambiti di lavori che sono svolti dall’uomo!
Gli ha risposto, sempre al convegno, Wendell Wallach, esperto di estetica all’università di Yale.
La soluzione? Maggiore senso dell’etica nella ricerca robotica
Wallach ha esplorato il tema della morale nel suo discorso, chiedendo al mondo della robotica di spendere una parte dei suoi fondi per la ricerca sullo studio delle implicazioni etiche, legali e sociali della tecnologia, più o meno allo stesso modo in cui avviene nel campo della genomica. Un approccio ecumenico che potrebbe rendere il passaggio epocale (prendendo per buono il 2045 fissato da Vardi) meno traumatico per il genere umano.
Studiosi di etica e teorici sociali, in definitiva, dovrebbero per Wallach essere integrati nei team di progettazione. E i ricercatori e gli ingegneri dovrebbero considerare chi è responsabile delle innovazion in atto, senza mai dare carta libera all’IA: “Le macchine – ha affermato Wallace – non devono prendere decisioni che possono comportano la morte di esseri umani“.
E come esempio e riferimento diretto il docente ha indicato, con argomentazioni, lo sviluppo della Self Driving Car: senza un apporto da un punto di vista etico, la macchina priva di conducente rischiererebbe di creare situazioni molto delicate se non pericolose. Ovviamente, ha chiosato Wallach, il parere etico deve incrociarsi con quello meramente tecnologico.