Rivoluzione a partire dal 2016 in Giappone nel settore turismo: alberghi, grandi e piccole imprese che hanno a che fare con i visitatori stranieri potranno essere supportati da dei robot-traduttori. Questo nel caso in cui le strutture non avessero il personale adatto, con competenze linguistiche necessarie per il lavoro richiesto.
Questa novità tecnologica, in una nazione dove il numero dei visitatori ha avuto un notevole incremento, porta la firma della collaborazione tra l’agenzia turistica più potente in Giappone, la Kinki Nippon Tourist, e la FueTrek, società di tecnologia che offre diversi servizi nel campo. Come un software di riconoscimento vocale che servirebbe proprio per questa innovazione. Tablet, pc e piccoli dispositivi indossabili saranno in grado di tradurre diverse lingue, sia locali che straniere. Il piccolo androide che si avvarrà del software è il Desktop robot Sota.
Lo scetticismo, forse eccessivo, dei tour operator
Il software combina il riconoscimento vocale automatico con la traduzione automatica e il text-to-speech, ed è utilizzato per molteplici ambiti oltre al turismo.
Un portavoce di un noto tour operator giapponese ha però messo in discussione l’innovazione, evidenziando che un robot non può trasmettere la cultura e la bellezza di una civiltà agli stranieri. “Penso che i giapponesi preferiscano avere a che fare con una persona che fa fatica a parlare la lingua del visitatore, ma almeno fa uno sforzo, piuttosto che con un dispositivo elettronico” ha detto alle news di TTG Asia James Mundy, PR manager di Inside Japan Tours.
Quando entra in campo la “cultura” di un paese il terreno su cui muoversi, di fronte alle tecnologie, diventa minato: ma al tempo stesso forse i pareri dei tour operator non sono proprio disinteressati se qualcosa può “minacciare” parte della loro attività…