Il raggiungimento dell’autocoscienza da parte di un’intelligenza artificiale rappresenta uno dei traguardi più importanti per chi sta portando avanti la ricerca robotica. Un notevole contributo alla causa viene oggi dai risultati di una indagine svolta dal professor Selmer Bringsjord del Rensselaer Polytechnic Institute di New York.
Con una scelta spiazzante e originale, Bringsjord e i suoi collaboratori hanno programmato un trio di robot, messi alla prova attraverso una variante del “Wise Men” (https://en.wikipedia.org/wiki/Induction_puzzles), uno dei più celebri Induction Puzzle utilizzato per test cognitivi della mente umana.
Giochi di società e di consapevolezza!
Il professor Bringsjord ha programmato i robot in modo che due di loro fossero silenziati da una pillola virtuale, senza però inserire l’info sull’identità di chi poteva parlare (quello esentato dunque dalla somministrazione). Il responsabile del test ha poi domandato a chi era stata data la pillola. Il robot non silenziato ha inizialmente risposto “non lo so”, per poi aggiungere “scusa, ora lo so… sono riuscito a provare che non ho preso io la pillola“.
Il robot ha quindi compiuto un’operazione cognitiva che all’apparenza può sembrare semplice, ma che per un’intelligenza artificiale assume invece un valore straordinario. Ha capito la domanda, ascoltato la propria risposta e compreso che l’unico a poter parlare era lui. Insomma, per la prima volta un’IA ha superato un test basilare di autocoscienza. I test logici che richiedono elementi di auto-consapevolezza come questi sono fondamentali nella costruzione di robot in grado di comprendere il proprio ruolo nella società.
Il lavoro di Bringsjord sarà presentato alla conferenza RO-MAN in Giappone, che si svolgerà dal 31 Agosto al 4 settembre 2015.