A Bletchley Park, in Inghilterra, si è tenuta sabato 19 settembre la finale del Loebner Prize, competizione annuale di Intelligenza Artificiale che premia il robot il cui comportamento è più simile al pensiero umano.
La manifestazione riscuote ogni anno un grande successo, grazie a un meccanismo collaudato e “coraggioso”: non si chiede al bot di di battere agli scacchi un campione e neppure di risolvere complesse equazioni matematiche, ma di fare qualcosa di molto più difficile, come chiacchierare del più e del meno. Imitando così bene le chat tra gli umani da non farsi scoprire. Vince il computer-software che riesce a sostenere una conversazione basata su una serie di domande, ingannando così la giuria che interagisce con loro.
Quest’anno il premio se lo è aggiudicato Chatbot Rose, androide specializzato in conversazione digitale, sviluppato dal programmatore di IA Bruce Wilcox.
“I bot continuano a impadronirsi del mondo. Al momento non hanno personalità ma in futuro forse sì” – ha affermato Bruce Wilcox – “Chatbot Rose ha un motore più completo rispetto ai suoi antesignani da me sviluppati in passato. Un linguaggio naturale che la rende più propensa a riconoscere con precisione il significato del’input dell’utente e fornire un output adeguato. Ha una capacità forte di gestire linguaggio colloquiale adeguandosi alle regole delle chat, ecc“.