Viene dalla Francia, vive e lavora a Bologna, più precisamente all’Ospedale Sant’Orsola, e si chiama Marino. Non è un luminare della medicina, anche se la sua opera nel reparto di pediatria è molto apprezzata dai colleghi in camice bianco. Marino è un robot umanoide che ha il compito di stare con i bambini ricoverati e di aiutarli a riconoscere e accogliere le emozioni negative.
I bambini in ospedale, infatti, soprattutto quelli affetti da malattie molto serie, rischiano di non esprimere i loro brutti sentimenti. Lo fanno per paura, per non dare dispiacere ai loro genitori, ma anche per il timore che questi si stanchino di prendersi cura di loro.
Su questi aspetti lavora il robot, aiutando i piccoli pazienti a superare le loro paure. Alto 58 centimetri, con un peso di 4,3 chilogrammi, Marino è un robot della famiglia Nao prodotto dall’azienda francese SoftBank Robotics, specializzata nello sviluppo di robot umanoidi capaci di interagire con le persone. Tanto per capirci è la stessa società che ha sviluppato Pepper, il primo robot umanoide in grado di riconoscere le principali emozioni umane e adattare il suo comportamento allo stato d’animo del suo interlocutore, e Romeo, un altro umanoide pensato per l’assistenza agli anziani e alle persone non del tutto, o non più, autonome.
Interazione a misura di bambino
Dotato di telecamere, sensori tattili, microfoni e altoparlanti, Marino si muove in modo autonomo, sa alzarsi in caso di caduta, può anche ballare, ma soprattutto, quello che conta di più in questo caso, sa ascoltare e parlare.
Doti queste ultime in particolare, che, grazie al lavoro di programmazione condotto dall’ingegnere elettronico Pietro Alberti, sono state potenziate e declinate per consentirgli di interagire al meglio con i piccoli pazienti. Marino parla con il bambino chiedendogli ad esempio se è in grado di distinguere le emozioni che il robot manifesta, se è triste, felice, come interpreta alcuni movimenti o azioni che lo stesso robot esegue, e se è in grado di riconoscere le emozioni. Tutte informazioni che il robot annota così quando, dopo un certo periodo, torna a giocare con lui può valutare se qualcosa sia cambiato.
Un progetto che coinvolge 60 piccoli
L’innovativo progetto di ricerca, appena iniziato, che vede protagonista il robot durerà circa un anno e coinvolgerà in totale 60 bambini e bambine: venti con malattie oncologiche, venti con patologie croniche di altro tipo e venti non ammalati, in modo da valutare le differenze. In futuro, inoltre, Marino potrà amplierà i suoi compiti, che includeranno anche funzioni ludiche ed educative, spiegando ai bambini ad esempio come fare una medicazione o accompagnandoli a un esame doloroso, per ridurre la pura. L’ultima curiosità, riguarda il suo nome. Il robot è stato così chiamato in omaggio all’imprenditore farmaceutico Marino Golinelli che, insieme alla moglie Paola, lo ha donato all’ospedale.