Nuovi progressi per la chirurgia robotica. Alla Città della Salute di Torino, un robot ha asportato un tumore maligno renale a una bambina di quattro anni, salvando l’organo (dopo la ricostruzione in 3D dell’anatomia della piccola paziente).
L’operazione, la prima in Italia e una delle poche al mondo anche perché la patologia è rarissima nei bambini, è durata tre ore – riporta l’agenzia Ansa – ed è perfettamente riuscita. L’operazione chirurgica è stata eseguita dal professor Paolo Gontero, urologo degli adulti, chiamato a intervenire per la sua esperienza con l’uso del robot.
“La letteratura scientifica – ha spiegato Gontero – non riporta precedenti di questo tipo, ma io ho molta confidenza con l’uso del robot negli adulti e ho proposto di usare questa tecnica perché il tumore si trovava in una posizione anatomica molto ingrata. Il robot consente di riprodurre i movimenti della mano identici, ma con una miniaturizzazione di cinque volte inferiore, e con la telecamera è come se il mio occhio arrivasse a pochi millimetri dalla parte da operare. Per me si è trattato semplicemente di trasferire sulla bambina i movimenti che faccio sugli adulti. Usando ricostruzioni in 3D, ancora sperimentali, abbiamo potuto definire molto bene in particolare la vascolarizzazione arteriosa. Siamo così riusciti a chiudere solo l’arteria che portava il sangue al tumore, mentre la restante parte del rene non è stata messa in ischemia e non ha sofferto minimamente“.
La piccola paziente, di appena 14 chili, era arrivata al Pronto soccorso dell’ospedale Infantile Regina Margherita prima di Pasqua con febbre alta e dolori addominali. Gli esami avevano rivelato una massa di circa 4 centimetri l rene destro.
Ricoverata nel reparto di Oncoematologia della professoressa Franca Fagioli, è stata operata all’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino con personale di entrambi gli ospedali.
“Un intervento di questo tipo – prosegue Gontero – è la prova della sempre maggiore importanza dell’interdisciplinarietà in campo medico: un urologo dei bambini che chiede di intervenire a un urologo degli adulti, e io che posso farlo solo con l’aiuto di chi conosce bene la pediatria. Spiace solo – sottolinea – che per queste operazioni chirurgiche siamo dipendenti da apparecchiature che costano due milioni di euro, e che ogni intervento ci costi seimila euro soltanto di materiale monouso, mentre negli Stati Uniti i robot sono meno costosi“.